Negli obbiettivi di protezione dell’ambiente che l’Europa sta attuando, la Direttiva Europea (2010/31/UE) sulleprestazioni energetiche nell’edilizia pone un indirizzo politico forte richiedendo che tutti i nuovi edifici a partire dalla fine del 2020 siano ad energia quasi zero (o nearly Zero Energy Building).
L’Articolo 2 definisce “edificio a energia quasi zero” come:
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- un edificio ad altissima prestazione energetica
- in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo
- dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili,
- compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze.
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È questo un principio forte che sta per indirizzare tutto il settore delle costruzioni degli edifici nuovi e ristrutturati, in cui si può riconoscere la strategia che prevede in primis di ridurre la domanda di energia (per il riscaldamento, climatizzazione, illuminazione, etc. negli edifici) attraverso interventi di efficienza energetica (isolamento termico dell’involucro edilizio, finestre di qualità, tende e schermature esterne per il sole in estate, generatori efficienti, …) e poi che la ridotta restante domanda di energia sia coperta con fonti rinnovabili.
Come in tutti gli Stati Membri, in Italia la Direttiva è stata recepita nel 2013 con decreto nel Governo Letta (DL 63/2013), che pone alcuni indirizzi tecnici importanti. Questo dovrà essere completato da una legge entro Giugno 2014, che definirà in modo più specifico i limiti per le prestazioni energetiche e le caratteristiche da adottare nella progettazione ed esecuzione degli edifici. In coerenza con la Direttiva in queste settimane dovrà essere pubblicato anche un piano d’azione per le ristrutturazioni degli edifici.
È importante capire che realizzare edifici a energia zero è obbiettivo sì ambizioso ma anche fattibile e a portata di mano con l’applicazione dei materiali e le tecnologie edili correnti. Possiamo vedere questo da numerosi esempi in Europa e anche in Italia di edifici già realizzati per residenze e terziario, in cui il bilancio annuale fra la poca energia richiesta e l’energia prodotta è uguale o molto vicino a zero. E in alcuni casi la produzione è maggiore della domanda (“edifici a energia positiva”).
Negli Stati Membri, tecnici, esperti e ricercatori nel settore edile stanno proponendo diverse soluzioni per la definizione nel dettaglio delle prestazioni e i requisiti di questo livello di edifici, e numerosi sono i progetti finanziati della Commissione Europea allo scopo di:
- valutare i metodi di calcoli, gli indicatori più adatti,
- realizzare e analizzare edifici o quartieri a energia zero,
- mettere in atto politiche di sostegno per questo (incentivi economici, prestiti, formazione, …).
Le possibili strategie che verranno identificate dalle leggi nazionali possono essere diverse. Realizzare edifici a energia zero non vincola all’uso esclusivo di particolari materiali, purché l’edificio riesca a raggiungere il risparmio di energia desiderato: ad esempio un edificio può avere le prestazioni di energia zero se realizzato con tecnologia in calcestruzzo armato e muratura oppure in alternativa con sistemi in legno, purché in entrambi i casi gli spessori di isolamento termico siano adeguati, le finestre siano di qualità, la realizzazione sia curata, etc.
Uno dei modi possibili riconosciuti per realizzare edifici a energia quasi zero è quello delle Case Passive, in cui il termine passivo indica che quasi senza impianti attivi di riscaldamento/raffrescamento o con impianti molto ridotti in dimensioni potenza l’edificio garantisce condizioni di benessere durante tutto l’anno: lo standard passive house rappresenta un insieme completo di requisiti tecnici quantitativi (limite di consumo energetico, livello di isolamento termico, …). E’ stato sviluppato a partire dagli anni novanta e ora ci sono centinaia di edifici realizzati. Semplificando un po’ potremmo dire che una Edificio Passivo è migliore di un edificio in classe energetica A+.
La strategia della Casa Passiva per l’attuazione degli obbiettivi della Direttiva Europea è analizzata in alcuni progetti di ricerca finanziati dalla Commissione Europea, come il programma PassREg - Passive House REGIONS with Renewables Energies in cui vengono analizzati edifici con bassa domanda di energia e impianti a energie rinnovabili, sviluppati sulla scala di città e regioni intere, sia dal punto di vista delle tecnologie adottate, sia delle politiche locali e nazionali a sostegno di queste ()
È il caso del Comune di Hannover dove vengono realizzati numerosi nuovi edifici e ristrutturazioni secondo il livello passivo, ad esempio stanno realizzando anche un intero quartiere “zero:e-park”, dove anche un supermercato di medie dimensioni di un importante catena Tedesca è certificato Passive House ( http://passreg.eu/beaconProjectDetails.php?beacon_id=11&ref=beaconlist"> http://passreg.eu/beaconProjectDetails.php?beacon_id=11&ref=beaconlist ).
O è il caso dell’area metropolitana di Bruxelles (Regione di Bruxelles), dove è stato adottando un regolamento edilizio che prevede che tutti i nuovi edifici a partire dal 2015 siano almeno al livello passivo. E un piano di incentivi ha consentito la costruzione di numerosi edifici di questo tipo, in un contesto come quello di Bruxelles che fino a qualche anno fa era tra i meno avanzati per le prestazioni energetiche in edilizia.
Alcuni esempi realizzati anche in Italia, tra cui a Lonato del Garda (Brescia) un edificio di social housing assegnato secondo graduatoria dal Comune e certificato Passive House, una viletta nella stessa cittadina di Lonato, un edifico mono-famigliare in provincia di Catania, in cui la bassa domanda di energia è coperta totalmente dai pannelli fotovoltaici e solari termici installati sul suo tetto.
Queste direttive europee possono essere opportunità anche per le decisioni di politica locale, pensando al nostro Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) con l’adesione di Monza alla rete europea del Patto dei Sindaci, alla possibile revisione del Regolamento Edilizio della nostra città, ai progetti di riqualificazione delle aree dismesse regolati dal Documento di inquadramento dei piani integrati di intervento.
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