Si è conclusa l’esposizione della Mostra “Donne & Mafie” organizzata dall’Assocazione Libera, buona la partecipazione e grande l’interesse.
Per chi non ha avuto modo di vederla, ripercorriamo il senso, gli obiettivi e i contenuti della Mostra.
La mostra è il risultato di un impegnativo lavoro di ricerca storica, cui hanno partecipato varie associazioni in un rapporto di stretta collaborazione con le ideatrici del progetto Rita Margaira e Laura Noce. Tra le principali fonti di ispirazione il libro di Gabriella Ebano "Felicia e le sue sorelle", una delle prime pubblicazioni di denuncia femminile.
E' suddivisa in numerosi pannelli esplicativi scritti in un linguaggio accessibile anche ai ragazzi che riportano l'immagine e la storia di donne la cui vita è stata segnata dalla presenza delle mafie.
Ogni nome di donna porta con sé storie in cui il ruolo della persona emerge nella sua drammatica ed a volte contraddittoria realtà. I riferimenti ai fatti della loro vita o brevi passaggi del pensiero delle protagoniste dei pannelli, rappresentano spesso la testimonianza di un difficile impegno e, a volte, anche quello della cancellazione della identità per sfuggire alla vendetta violenta delle organizzazioni mafiose.
Il tracciato della mostra si articola in quattro aree che corrispondono a quattro percorsi di crescita delle protagoniste.
Dal dolore all'impegno- Madri, mogli, figlie, sorelle, familiari di testimoni di giustizia, cioè quei cittadini che, con responsabilità e coraggio, si sono trovati a collaborare con la magistratura e le forze dell'ordine in inchieste o processi a carico di esponenti della criminalità organizzata. Donne che si sono opposte al potere mafioso con l'obbiettivo che esecutori e mandanti fossero identificati e giudicati.
Dal silenzio alla parola- Scrittrici, fotografe, storiche, amministratrici, poliziotte, magistrate, imprenditrici che hanno scelto la vita del coraggio, l'opposizione alla mafia attraverso l'azione concreta.
Da complici a protagoniste- Nelle famiglie mafiose il ruolo delle donne diviene sempre più importante: alcune sviluppano una partecipazione attiva in ogni settore delle attività criminali.
Tra di loro una minoranza deciderà di diventare Collaboratore di giustizia e sottoscrivendo un "contratto" con lo Stato per ottenere benefici processuali, protezione per se ed i propri familiari.
Qualcuna è riuscita a sopravvivere e cambiare vita.
Dalla rassegnazione alla partecipazione- Figure femminili che hanno scelto di testimoniare e combattere in vari modi, e le associazioni antimafia.
La mostra fornisce cenni di elementi informativi sulle dinamiche della realtà mafiosa, sulle diverse realtà dei testimoni e dei collaboratori di giustizia, sui sottili e complessi condizionamenti culturali/psicologici e storico/economici alla base del ruolo attivo della donna nelle organizzazioni mafiose.
Molti gli spunti di riflessione, in un percorso accompagnato da un insegnante:
la famiglia non rappresenta sempre il luogo della fiducia e della condivisione dei valori
il condizionamento dei sistemi culturali e sociali che può condurre la donna prima ad una scelta di illegalità e poi ad una posizione di denuncia
il passaggio da una situazione di grande dolore personale all'impegno di contrastare la violenza e la corruzione
il coraggio di aderire a valori civici di testimonianza e di impegno attivo anche a rischio della propria sicurezza.
La mostra vuole essere occasione di riflessione ed approfondimento anche sulle realtà mafiose locali.
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