Partendo dal caso Esselunga, sul quale sono state già spese molte parole, l’originalità di questa preziosa occasione è stata la discussione sulla possibilità di promuovere un modello di cittadinanza differente a partire dalle alternative di produzione, distribuzione e consumo del cibo che mangiamo.
Superando l’ottica di breve, è necessario pensare al domani delle città e di questa città, alla destinazione delle aree verdi, al rilancio del settore primario, alla sostenibilità del modello di sviluppo nel tempo.
La serata era organizzata dal Distretto di Economia Solidale della Brianza, in collaborazione con i Gruppi di Acquisto Solidali di Monza ed il titolo dell’incontro era:
"Pesa di più un chilo di terra o uno di cemento? Conseguenze e alternative al consumo di suolo nel capoluogo della seconda provincia più cementificata d’Italia"
Erano invitati Claudio Colombo (Assessore al territorio del Comune di Monza), Roberto Corti (Sindaco di Desio), Giorgio Ferraresi (docente in Urbanistica e Pianificazione Territoriale del Politecnico di Milano), Gabriele Marazzini (Comitato Promotore Referendum Area ex Pirelli di Cusano Milanino), Alfredo Viganò (urbanista). Moderava Angelo Longoni, giornalista de Il Cittadino
Sin dall’introduzione, una serie di dati sconsolanti sul consumo di suolo e la scoperta che il titolo della serata era ottimistico: in realtà la provincia di Monza è ormai in testa, davanti a Napoli…triste primato, responsabilità pesante delle amministrazioni brianzole di questi decenni e della distrazione e superficialità di noi cittadini.
L’intervento del prof. Ferraresi ha segnato la differenza tra questo e molti altri incontri: una sfida nei contenuti, il richiamo alla responsabilità di ognuno,il tono appassionato, l’esperienza, la passione e la spinta ideale donate in una decina di minuti ad un pubblico attentissimo, consapevole di dover uscire dall’ambiguità e scegliere.
Il territorio deve avere valore in sé, non perché urbanizzabile; l’agricoltura va rimessa al centro della storia.
Con un genocidio più grande della Shoah, milioni di persone sono state spostate dalle campagne alle città. La crescita a dismisura delle città e dei settori secondario e terziario sono parte di un modello di sviluppo che ora è in piena crisi e non possiamo che temere, nel futuro, crisi legate al cibo, data la mancanza di autonomia alimentare dei paesi occidentali.
La sfida per noi oggi è quella di far riconquistare alla terra il proprio valore endogeno, legato alla sua capacità di produrre beni di qualità con metodologie diverse da quella dell’agroindustria. E’ una sfida storica: non solo bisogna mettere un limite al modello attuale, ma è indispensabile ripartire con un’attenzione all’acqua, al suolo, agli spazi aperti. La ricchezza della città non può venire dalla sua estensione, piuttosto dalla profondità delle relazioni vissute e della cultura condivisa.
Secondo il prof. Ferraresi l’agricoltura può essere un’economia “di ricominciamento”, un paradigma che rigenera anche le altre economie. Gli ultimi tre secoli di storia l’hanno espulsa come attività primaria, ma l’agricoltura resta un elemento strutturale della città. Deve solo recuperare il suo ruolo storico e culturale.
In questo senso, proprio per contribuire ad una vera svolta culturale e prendersi la responsabilità di interrompere lo scempio degli ultimi decenni, è importante promuovere progetti legati all’agricoltura urbana e chiamare i decisori pubblici a sviluppare politiche che sappiano integrare e dare sostanza a queste proposte
Durante l’incontro è stato proiettato il trailer del film “40 passi: la verde Brianza e la città infinita” prodotto del Gruppo consigliare del PD della provincia Monza e Brianza
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