Arduo aspettarsi dal relatore Edoardo Boncinelli, che ha scritto un libro intitolato “La scienza non ha bisogno di Dio”, una trattazione dell’argomento che metta scienza e fede sullo stesso piano.
Così la serata organizzata dal CCR per il ciclo di conferenze “Uomo, dove vai?” ha visto come protagonista esclusiva la scienza.
Boncinelli lo dice subito chiaramente: ha avuto una formazione scientifica (è un fisico), ha intrapreso una carriera professionale in ambito scientifico, come fisico e come genetista (non sono mancati numerosi riferimenti autobiografici) e quando ha abbandonato università e ricerca per avvicinarsi alla filosofia lo ha fatto senza più abbandonare l’abito mentale dello scienziato.
Eppure Premoli, del CCR, nella sua introduzione alla conferenza, aveva richiamato il concetto dell’homo sapiens distruttore, colui che ha compiuto la sesta catastrofe (vedi precedente conferenza di Telmo Pievani), attore e gestore del progresso scientifico, che in sé non costituisce bene o male, ma è l’uso che se ne fa che lo determina. Sottintendendo che un sentimento religioso poteva temperare la pura e fredda ragione. Niente, per Boncinelli fede e ragione sono inconciliabili.
In un recente articolo sul Corriere della Sera, di cui qui richiama i concetti, definisce “la scienza come sorgente di libertà. La ricerca, motore della scienza, abitua all’autocritica e al confronto di opinioni.
Dibattiti
Scienza, sorgente della libertà
La ricerca abitua all'autocritica e al confronto di opinioni
La nostra è la società della conoscenza, alimentata principalmente dai progressi della scienza portata avanti soprattutto nei laboratori di fisica, chimica e biologia del nostro tempo. Ma che cos'è la scienza di oggi, piuttosto che quella di ieri o dell'altro ieri?
È sostanzialmente un'impresa collettiva e progressiva, finalizzata a comprendere gli aspetti riproducibili del maggior numero possibile di fenomeni naturali e a comunicare a tutti il risultato in maniera riassuntiva e non contraddittoria, in modo di mettere in linea di principio chiunque in condizione di fare predizioni ed eventualmente costruire «macchine», materiali o mentali”.
Impresa collettiva sta a significare non solo che oggi la ricerca si fa prevalentemente in gruppo, ma soprattutto che il controllo dei risultati ottenuti e della maniera di comunicarli è opera della comunità degli scienziati del mondo.
L'impresa è poi progressiva perché, contrariamente a molte affermazioni correnti, la grande scienza va solo avanti, aggiungendo ogni giorno nuovi tasselli al corpus delle conoscenze acquisite: Darwin ha formulato una teoria di cui scienziati del suo tempo e precedenti avevano individuato alcuni lineamenti (ad esempio Mendel), Einstein con la relatività non ha cancellato Newton, e la meccanica atomica (dei quanti) non ha vanificato l'opera della meccanica classica; l'ha soltanto aggiornata per far fronte e nuove esigenze e renderla idonea a nuovi ambiti di applicazione.
E’ necessario inoltre ribadire l'importanza della comunicazione - chiara, concisa e non internamente contraddittoria dei risultati ottenuti, pensata primariamente per gli addetti ai lavori, ma potenzialmente alla portata di tutti, uomini o donne, giovani o vecchi, iniziati o non iniziati, credenti o non credenti in una qualsiasi confessione.
Detto ciò, cos'è che fa concretamente la scienza? Produce conoscenza, conduce ad applicazioni pratiche e dà un contributo significativo alla cultura.
Vediamo uno per uno i tre punti.
In primo luogo è lì per produrre e accumulare conoscenze certe e affidabili, anche se non ci potrà mai offrire quella Verità assoluta di cui tutti parlano ma che non è certo di questo mondo.
Sono numerosissime le applicazioni pratiche che la scienza mette continuamente in campo, che qualcuno giudica perfino eccessive e incalzanti, ma merito principale della scienza sono i contributi che ha dato e dà in continuazione alla cultura. La scienza contribuisce in modo sempre più significativo alla cultura.
Basti pensare a quante parole del nostro linguaggio quotidiano - vita, energia, evoluzione, mente, coscienza, sviluppo e via discorrendo - sono nate o si sono sviluppate in ambito scientifico.
Ma è soprattutto la disposizione mentale tipica della scienza e dello «spirito scientifico» che si impone all'attenzione. I suoi capisaldi - razionalità, senso critico, capacità di mettersi in discussione, disponibilità a essere giudicati e ad ascoltare gli altri con mente aperta in un atteggiamento non aprioristico - sono anche il fondamento dello spirito democratico. O almeno così dovrebbe essere.
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