A un anno dal referendum sull'acqua pubblica la situazione del servizio idrico regionale è ancora un disastro. Il Pd chiede di affrontare subito la situazione. Gli ultimi provvedimenti in materia rischiano di rendere inapplicabile la scelta degli affidamenti in house. Regione Lombardia è in netto ritardo sui piani d'ambito, con il conseguente stop degli investimenti.
Lo denuncia il Gruppo regionale del Partito democratico con i consiglieri Enrico Brambilla, Fabrizio Santantonio e Francesco Prina, che hanno organizzato il convegno "Acqua 2.0 - Quale futuro tra fabbisogno alimentare e sviluppo?",
"I cittadini devono essere i protagonisti delle loro scelte e noi vogliamo aiutarli ad attuare il messaggio uscito dal referendum - dice Santantonio -. L'obiettivo è arrivare a un vero servizio idrico integrato che non disperda il patrimonio acqua, non inquini e metta in moto l'economia".
Ma qual è la situazione del servizio idrico integrato di Regione Lombardia? "Siamo ancora in netto ritardo rispetto ai piani d'ambito e alla formalizzazione degli affidamenti - ha fatto sapere Brambilla, ricordando brevemente la storia della legge regionale in parte cassata per incostituzionalità -.
Ci sono difficoltà di attuazione, siamo lontani dall'individuazione di un gestore unico, tardano a partire gli investimenti necessari per adeguare le infrastrutture, la depurazione è in infrazione europea.
E la Regione di questo non sembra farsene gran cruccio perché, di fatto, non sta facendo nulla per dare una mano alle province nell'attuazione dei passaggi, cioè assume solo un ruolo notarile di presa d'atto senza alcuna attività proattiva. Eppure ne va della salute dei cittadini".
Per avere un'idea della situazione basta leggere alcuni numeri: il fabbisogno infrastrutturale lombardo è di 6,4 miliardi di euro di cui 2,6 miliardi per il comparto acquedottisticoe 3,8 miliardi per il comparto depurazione.
Ecco cosa chiede, dunque, il Gruppo del Pd, come fa sapere Santantonio: "Il quadro normativo nazionale e regionale è confuso.
Dunque, l'assessore Raimondi riprenda urgentemente in mano la situazione per mettere i comuni e le nostre aziende pubbliche nella condizione di erogare il miglior servizio possibile ai nostri cittadini e far ripartire gli investimenti. Siamo ancora molto lontani dagli obiettivi: la Regione spinga sull'acceleratore e si muova velocemente per garantire che l'acqua rimanga servizio pubblico e si facciano gli investimenti necessari".Ma l'acqua è anche qualcosa di più. Lo ricorda Prina che parla di "rubinetto o bottiglia", quello che cioè si chiama "consumo critico e che si basa sullo stile di vita delle famiglie - dice il consigliere del Pd -.
Il rapporto virtuoso con il consumo dell'acqua significa perseverare in una cultura formativa rigorosa e approfondita, sia nella scuola che nei mondi giovanili. Ma il discorso coinvolge le istituzioni e in prima persona comuni e regioni. Perché istituzionalmente i comuni hanno un dovere primario, cioè quello del risparmio del consumo dell'acqua attraverso normative da rivedere prima di tutto nei regolamenti edilizi che impongano, ad esempio, la doppia rete.
E' altrettanto importante realizzare le cosiddette case dell'acqua per motivi ambientali, ma anche per un risparmio delle famiglie, quantificabile dalle 380 alle 400 euro annue".
E come secondo aspetto Prina illustra il tema delle "acque minerali, ovvero un grande business per i privati.
È inaudito, scandaloso e inaccettabile che in questo momento di sacrifici per tutti Regione Lombardia prenda quattro soldi dalla proprietà delle acque e lasci a poche industrie multinazionali lo sfruttamento delle minerali delle 24 sorgenti regionali. Praticamente i privati lasciano alla Regione meno della metà del minimo previsto a livello nazionale".
Perché la Lombardia si accontenta di così poco?", si chiede il Pd
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