Nella seconda serata di Novalunadella serie “Monza 2022 Progetti e Prospettive” è proseguita la disamina dei prossimi dieci anni per Monza: per l’occasione i temi dibattuti sono stati il lavoro, che rappresenta un problema particolarmente acuto di questi tempi, e la cultura, vista anche come opportunità per risolvere, almeno in parte quel problema.
Della crisi che stiamo vivendo si è subito accennato nell’introduzione di Giorgio Crippa di Novaluna, durante la presentazione dei relatori; Crippa ha ricordato altre situazioni economiche difficili del passato, dalle quali la Brianza è comunque uscita, e così in qualche modo bisognerà uscire adesso.
Angelo Longoni, moderatore, ha ricordato il tema della precedente serata, il PGT, per rilevarne i riflessi appunto sull’economia e il lavoro della città. Ha lanciato poi una piccola provocazione, che risulterà uno dei fili conduttori della serata: Facendo riferimento al fatto che venendo da Bergamo verso ovest si vedono solo cartelli stradali per Milano e non per Monza si chiede: Monza ha ancora una sua specificità? E se si anche per affrontare la crisi?
Spunto ripreso subito da Marco Colombo, imprenditore con incarichi recenti in Confindustria, che ha voluto subito ricordare la causa principale della crisi: il nostro continente ha smesso di crescere! Come rimediare? Lasciando da parte l’irripetibile boom degli anni ’60, bisogna cercare idee nuove ed esempi virtuosi.
A questo proposito ha citato un viaggio da lui effettuato nella Silicon Valley in California nel corso del quale sono state evidenziate le cause del successo di quell’area: un sistema integrato università – imprenditoria – finanza e minima burocrazia, sistema che si dovrebbe cercare di riprodurre in Brianza. Essendo ormai maturate ed in via di ridimensionamento le industrie portanti della Brianza (mobile, distretto hi-tech) bisogna insistere con nuove tecnologie. nuove idee (università) e capacità di attrarre cervelli. Così si può stimolare la crescita.
Massimo Accarisi, una vita di lavoro in enti culturali, ha poi parlato della cultura come opportunità. Cita gli alti esempi di Napolitano e Ciampi che hanno esortato a considerare la cultura una fonte di ricchezza del nostro Paese (un’opinione un po’ diversa da chi afferma che “con la cultura non si mangia”, e giù tagli…).
Ricorda un articolo-manifesto del Il Sole – 24 Ore dal titolo “Senza cultura non c’è sviluppo” per affermare che anche da parte imprenditoriale c’è piena consapevolezza.
Avendo poi diretto nel Comune di Milano settori legati alla cultura (Turismo e Spettacolo, Mostre ed Esposizioni), conosce perfettamente i riflessi economici delle varie iniziative di cui il pubblico vede soltanto il risultato finale. Dietro c’è un lungo ed accurato lavoro di preparazione che impiega un consistente indotto. Il finanziamento del Comune fa da moltiplicatore, attraverso il coinvolgimento dei privati.
Ecco perché i tagli “tremontiani” sono dannosi due volte: diminuiscono la possibilità di spesa dei Comuni ed allontanano i privati non più stimolati ad investire. Chiude ricordando che negli anni passati si è fatto molto per la cultura: recuperi, restauri, valorizzazione di siti e monumenti, opere d’arte.
E ancora, realizzazione di nuovi teatri, musei, auditorium. Cerchiamo di non disperdere questa ricchezza.
Maurizio Laini ha portato la visione e l’esperienza del sindacalista.
Già responsabile della CGIL della provincia di Bergamo ed ora di Monza e Brianza, ha potuto fare interessanti confronti proprio sul tema della identità territoriale. Cioè, riprendendo la provocazione iniziale di Longoni,
Monza ha una sua specificità territoriale, un suo centro decisionale per affrontare la crisi, la consapevolezza di (dover) esercitare la leadership sul territorio? Il fatto che si pongano delle domande lascia trapelare dei dubbi in merito.
Per quello che recepisce i 1500 lavoratori (su 3000) del distretto hi-tech che perderanno il posto entro la fine dell’anno sono un problema del Vimercatese, la chiusura di Cassina (mobili) pare essere un problema solo di Meda. E allora, Monza è un paese di rilevanti proporzioni, ma periferia di Milano, o altro?
E qui paragone impietoso con Bergamo provincia, dove un imprenditore in difficoltà trova subito udienza presso tavoli di discussione tra associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e amministratori pubblici. Monza deve ancora dotarsi di quei luoghi di discussione e di ricerca di soluzioni condivise, deve darsi un ruolo di capoluogo per attirare le eccellenze.
Laini ha proposto la costituzione di un Centro Polifunzionale che attiri iniziative di tutti i tipi (culturali, commerciali… che valorizzino il territorio) ascoltato in ciò dagli imprenditori ma non dagli amministratori locali. Lancia anche delle proposte come utilizzare le aree dismesse per favorire insediamenti di micro imprese ad alto contenuto tecnologico, la Camera di Commercio può finanziare queste iniziative, inutile sperare nel pubblico, non ci sono più soldi!
Segue un lungo dibattito con i presenti sull’identità di Monza e sul rapporto con Milano (debolezza da una parte, invadenza dall’altra?) chiuso da Longoni che riassume i ritardi di Monza emersi nella serata e manifestati anche da un problema di rappresentanza politica locale: un governo debole non farà niente!
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