La serata che non t’aspetti quella di Mercoledì scorso alla Sala Maddalena: oltre 200 persone con una ampia rappresentanza di giovani.
Abbiamo assistito alla visione di uno straordinario filmato sul Lambro delle tre giovani registe: Elena Maggioni, Hulda Federica Orrù, Carlotta Marrucci.
Il lavoro nasce dal disastro ambientale del 2010, il grave evento di inquinamento costituto dal versamento doloso nel fiume di circa 1600 litri di gasolio della Lombarda Petroli di Villasanta.
In questi giorni i Pm di Monza chiudono l’indagine su questo odioso crimine parlando di “inquinamento delle acque e delle coste con morie di pesci, molluschi ed uccelli”.
Sembra che presso l’azienda ci sarebbe stato un maggior volume di carburante rispetto a quello dichiarato al fisco, con una consistente evasione di accise (circa 5 milioni di Euro).
Il disastro sarebbe stato provocato per abbassare il livello di olio combustibile perché si avvicinasse a quello che risultava dalla contabilità ufficiale.
Il risultato del documentario, è un delizioso racconto che si snoda attraverso immagini sorprendenti e storie di vita che hanno nel fiume il loro baricentro.
Da lì l’idea di far parlare il fiume attraverso un viaggio che si snoda sulle sue rive e sul suo corso.
Inserite qua e là lungo il percorso del Lambro dalla sorgente allo sbocco nel Po, filo conduttore del documentario, interviste a biologi ed ecologisti che hanno approfondito quello che le immagini, già esaurientemente peraltro, mostravano, e a diretti testimoni che hanno vissuto l’involuzione del fiume da risorsa a problema.
Un racconto a luci ed ombre, in chiaroscuro, ma pieno di speranza sulla possibilità che il corso d’acqua riprenda ad essere quello scrigno di vita e di storia che è sempre stato e che continua ad essere, nonostante tutto.
Il documentario infatti, realizzato da una bravissima Federica Orrù con l’aiuto di due altrettanto brave colleghe, ha avuto il pregio di alternare filmati e foto d’epoca alle (desolanti) immagini di oggi, mostrando così nel primo caso un fiume “vivo” con il suo laborioso mondo intorno (contadini, pescatori, mulini, ruote idrauliche per l’industria) e nel secondo i segni del degrado provocato dall’inquinamento e dall’incuria seguita all’abbandono del tradizionale modello di vita.
Alcune immagini curiose: la testimonianza di un signore che ha raccontato di quando, insieme agli altri ragazzi, guardava con allegria le prime schiume inquinanti che venivano giù col fiume, come fosse la neve!.... una simpatica signora che, in dialetto, racconta come funziona un mulino….un anziano si commuove quando pensa all’inquinamento delle acque….si parla di pesche abbondanti e di bagni estivi, di massaie che adoperano il fiume come lavatoio e di inaspettati pagaiatori.
E poi la natura: l’orrido di Inverigo regala atmosfere selvagge, i placidi meandri della bassa fanno da sfondo alla voce di un giovane vogatore che sul fiume trova ritmi di vita diversi.
Non mancano le immagini del Lambro nel Parco di Monza con gruppi di ciclisti che ne percorrono le rive.
Dentro questo stridente rapporto tra felice passato e disastroso presente, qualche segno positivo.
Aumenta la sensibilità ai temi dell’ecologia e le popolazioni che vivono lungo il fiume, riscoprono il valore del fiume come macrosistema biologico da ripristinare.
Ne sono prova ad esempio: le campagne per la pulizia delle sponde e del greto organizzate dalle associazioni ambientaliste cui corrisponde una buona partecipazione popolare.
I molti Comuni attraversati che si sono attrezzati con depuratori e così si intravedono lungo il percorso degli scorci di natura rigogliosa.
I comuni rivieraschi hanno sottoscritto il “Contratto di fiume” che li impegna a valorizzare il Lambro come opportunità storica, paesaggistica, ambientale.
Al termine della proiezione, ha avuto luogo un dibattito nel quale Mario Clerici, (Direzione Generale Ambiente della Regione Lombardia) ha parlato in particolare del “Contratto di fiume” che descrive le regole di comportamento cui debbono adeguarsi enti, associazioni etc che operano lungo il fiume: per il Lambro sono già 80 gli aderenti.
Damiano De Simone (Presidente di L.egambiente Lombardia), ha sottolineato come il compito che ci aspettai è lungo ed arduo (molte aree sono gravemente compromesse!) e della necessità di notevoli investimenti.
In conclusione: il fiume Lambro ci chiede di vivere, e di poter svolgere la sua fondamentale funzione ambientale e paesaggistica.
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