Un incontro con questo titolo si è tenuto a Ferrara a fine settembre. Gli invitati erano di rilievo (Alberto Magnaghi, Giorgio Ferraresi, Alberto Lucarelli, tra gli altri) ed i temi in discussione sicuramente affascinanti ed attuali, tanti chilometri, ma sembrava valerne la pena. E così è stato.
Stimolato dalle relazioni del mattino, il lavoro è continuato in tre gruppi nel pomeriggio.
Il primo affrontava il tema “Nuovo rapporto tra produzione e territorio, nuova agricoltura, Gas, Des, Città della Transizione, Km0, finanza etica territoriale, fonti energetiche territoriali rinnovabili: la costruzione di un’economia territoriale autosostenibile”; il secondo “Il territorio come bene comune: la memoria dei luoghi; il riconoscimento condiviso tra cittadini e amministrazioni locali dei valori identitari del territorio e delle sue regole di trasformazione; l’urbanistica partecipata e la progettazione partecipata del paesaggio urbano, perturbano e rurale”. Il terzo “Acqua, beni comuni, servizi pubblici, ciclo dei rifiuti: le nuove forme della gestione partecipata”.
E’ difficile esprimere in poche parole la ricchezza degli stimoli. I ragionamenti attorno all’economia territoriale autosostenibile, i processi di rilocalizzazione dell’economia , come risposta ad una modernità che ha portato ad un progressivo distacco dai luoghi dei fattori di produzione della ricchezza ad un’economia basata sulla finanza; l’idea di un municipalismo confederale, per democratizzare i governi cittadini, collegata alla proposta di distretti e reti di economia solidale; il concetto di “impresa sociale” che scardina la classificazione nei tre settori , ma anche altri tipi di imprese che scelgono di offrire beni comuni ed impiegare in maniera non privatistica gli eventuali profitti; il territorio, bene comune da cui dipende la vita degli abitanti ed il suo degrado, conseguenza dei processi capitalistici che lo considerano come oggetto economico; la città, smembrate in parti monofunzionali, finalizzate ai soli interessi del mercato e dei gruppi economici dominanti; la perdita di rapporto degli abitanti col territorio e l’estraneità degli abitanti rispetto ai luoghi; acquisire a livello locale una conoscenza diffusa sui meccanismi che regolano i servizi pubblici…
Idee, pratiche virtuose, energie, elementi che dobbiamo riuscire a portare nel dibattito sul futuro della nostra città.
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