Fu quella una esperienza molto positiva, che molti ancora ricordano, per il lavoro di aggregazione e partecipazione di volontari monzesi e volontari migranti. Un Comitato Primo Marzo che realizzò il piccolo miracolo di svegliare la conservatrice e poco tollerante Monza, mettendo al centro i diritti dei "nuovi cittadini" con tante e colorate iniziative..
Una delegazione di immigrati, era riuscita persino a consegnare al Sindaco e alle autorità competenti, un documento appello nel quale si analizzava la situazione locale e si facevano proposte precise.
Quest'anno in tutta Italia (seppur in tono minore) la giornata del 1 marzo è stata ripetuta con una dedica particolare: "alla memoria di Noureddinne Adnane, il giovane marocchino di Palermo che è morto dopo essersi dato fuoco per protesta e alle rivoluzioni del Nord Africa"
Le richieste degli organizzatori 2011 sono: l'abrogazione della Bossi-Fini; l'estensione dell'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione come tutela per tutti i lavoratori che denunceranno di essere stati costretti all'irregolarità; l'abrogazione del reato di clandestinità; l'abolizione del permesso di soggiorno a punti; la chiusura dei Cie; una regolarizzazione reale contro la sanatoria truffa; il passaggio dal concetto di ius sanguinis a quello di ius soli come cardine per il riconoscimento della cittadinanza; una legge organica e adeguata per la tutela dei rifugiati".
Monza non ha risposto all'appello nazionale e non ha dato un segno della sua presenza. Vale forse la pena di riflettere quali i motivi di questa assenza. Proviamo ad elencarne alcuni.
Pur avendo in città più di 13 mila migranti regolari che lavorano, studiano, hanno famiglia, pagano tasse, vivono nei quartieri della nostra città: è come se questa molteplice comunità non sia (o si renda) visibile.
E' come se la condizione per la convivenza tra locali e migranti, passasse attraverso il tenere sommersa questa realtà, il sapere che esiste ma non riconoscerla, il vederla ma non parlarne. Paradossalmente una Giunta di Centrodestra con Sindaco leghista, con i suoi toni bassi e defilati contribuisca anch'essa "tenere in silenzio" questa presenza, per aiutare non disturbare le fragili sicurezze dei monzesi, riguardo a questi nuovi entrati nella città.
Non tragga inganno l'assegnazione da parte di Mariani di una nuova delega all!immigrazione, un assessorato senza portafoglio e soprattutto senza un progetto e una volontà politica.
Sotto questa cortina di silenzio culturale e istituzionale, gli immigrati comunque a Monza ci sono ed aumentano, ma sembrano trovare nelle loro singole comunità nazionali i luoghi per la loro protezione e difesa.
E' (forse) questo il principale motivo, per cui non c'è stata continuità per un movimento nascente e necessario (il Comitato 1Marzo), un movimento composto da diverse nazionalità ma accomunati dai problemi e dalle istanze per essere riconosciuti come nuovi cittadini e non come (se va bene) eterni ospiti.
Sembrano ancora non mature le condizioni e la consapevolezza per gli immigrati presenti per passare: dal silenzio alla voce, dal sommerso all'emergere, dal stare a guardare al diventare protagonisti loro stessi del loro futuro.
Una cosa è comunque certa: i monzesi e la nostra città, non hanno fatto molto affinché queste condizioni culturali e sociali maturassero.
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