Sala della Provincia gremita per ascoltare la presentazione del libro di Enrico Letta “Ho imparato”. Non vedevo così tante persone in giacca e cravatta da quando lavoravo; il mio primo pensiero è stato: “le elite si interrogano”...
Il secondo pensiero potrebbe essere: “se le elite sono rappresentate da Enrico Letta, beh sono rappresentate da una persona di grande autorevolezza”.
L'incontro è stato ricchissimo di spunti; eccone alcuni ripresi a memoria.
La crisi della rappresentanza politica è in gran parte dovuta alle diverse velocità di ciò che ci circonda:
- la nostra vita personale è una vita 5.0
- il mondo del lavoro viaggia a 4.0
- la politica ha un ritmo da 1.0.
Da qui la prima provocazione di Enrico Letta: drastica riduzione dei tempi di campagna elettorale e soprattutto dei tempi richiesti per la formazione degli organismi esecutivi (Governo nazionale, Giunta Regionale e così via), associate ad una riduzione della durata delle legislature. Ciò per evitare il fenomeno a cui oggi assistiamo: alla fine di una legislatura di cinque anni un governo è ormai estremamente distante dal consenso che l'aveva prodotto.
La seconda affermazione forte fatta da Letta è stata: quella in cui viviamo è probabilmente una fase tra le più rivoluzionarie nella storia dell'uomo, paragonabile all’invenzione della stampa di Gutenberg del 1450; oggi, come allora, è drasticamente cambiato il meccanismo di acquisizione della conoscenza, a cui è stata tradizionalmente associata la detenzione del potere.
Analogamente a quanto affermato da Alessandro Baricco nel suo ultimo libro “The game”, Enrico Letta ha sostenuto che la rivoluzione tecnologica che ha portato nella tasca di ciascuno di noi un potente smartphone è alla base di nuovi meccanismi di circolazione delle informazioni e, di conseguenza, di nuovi criteri di assegnazione del potere alle persone; la loro autorità, o meglio la loro autorevolezza e credibilità, sono oggi assai più difficili da mantenere, potendo essere verificate e contestate in qualsiasi momento da tanti altri.
La terza affermazione forte è che “il medium è il messaggio”, come già affermato da Marshall McLuhan nel 1977; l'uso delle nuove tecnologie digitali anche nella vita politica è ormai un fatto ineludibile, sul quale le forze politiche tradizionali scontano gravissimi ritardi che hanno pagato con l'affermazione di forze populiste come il Movimento 5 stelle.
Enrico Letta ha detto di essere stato molto colpito dalla provocazioni di Davide Casaleggio quando ha affermato che tra vent'anni il Parlamento non esisterà più.
Letta ha affermato, e io sono pienamente d'accordo con lui, che l'errore più grave che potremmo fare è quello di sottovalutare provocazioni come quelle di Casaleggio; la loro sottovalutazione ci esporrebbe al serio rischio che possano avverarsi.
Interessante la classificazione dei Social Media in base alla fascia di elettorato cui ci si vuole rivolgere; in particolare, per interagire con i giovani, lo strumento che dovremmo usare è Instagram (non Twitter o Facebook). Letta ne è così convinto da aver deciso di creare su Instagram tanti video quanti sono i capitoli del suo libro, avendo un riscontro molto positivo.
Interessante la riflessione di Letta sul peso che molti giovani danno oggi al voto politico; non c'è dubbio che la posizione di Professore universitario, pone Letta in una posizione privilegiata per essere in contatto con i giovani; Letta ha raccontato la disperazione degli studenti inglesi presso la sua Università dopo il voto sulla Brexit, dovuto al fatto che moltissimi di loro avevano deciso di non andare a votare nel referendum salvo poi rendersi conto dopo della importanza cruciale che quel voto aveva avuto.
Oggi in un mondo di like e dislike sui Social Media, molti giovani percepiscono il voto politico come una delle tante forme di affermazione delle proprie opinioni e dei propri gusti.
Infine due riflessioni sull'Europa (cito i dati a memoria ..):
la prima sull’andamento demografico mondiale: se nel 1966, anno di nascita di Letta, gli Europei rappresentavano circa il 21% della popolazione mondiale (circa 3 miliardi e mezzo in tutto) ,gli Asiatici il 55%, gli Africani circa il 7%, nel 2050 (quando la popolazione mondiale sarà passata da 3 miliardi e mezzo a circa 10 miliardi) gli Asiatici saranno ancora il 55% mentre si invertirà completamente il rapporto tra Europei ed Africani: gli Europei saranno circa il 6% della popolazione mondiale e gli Africani saliranno al 21%. In base a questa proiezione Letta ha potuto affermare che i paesi europei, presi singolarmente, sono destinati in prospettiva a non contare nulla; solo all’interno dell’ Unione Europea essi potranno avere un peso sulla scena politica mondiale.
Sulla stessa falsariga il ragionamento su quello che sarà il petrolio del 21º secolo, cioè i dati personali di ciascuno di noi, che saranno contesi dalle aziende dei vari continenti.
Se il modello che gli Stati Uniti continuano a perseguire è quello di una deregulation che non ponga vincoli all'attività delle loro imprese tecnologiche, la Cina invece afferma un proprio modello di totale controllo dei dati personali come elemento di potente controllo sociale.
Ancora una volta, se divisi, noi Europei non potremo che cadere preda di un modello o dell’altro, invece di affermare un nostro autonomo modello di protezione delle persone (si badi bene “delle persone” e non solo della loro privacy).
In conclusione un sentito ringraziamento a Gigi Ponti e alla sua associazione “Fare Brianza” per avere organizzato un incontro così interessante e grazie, ovviamente, ad Enrico Letta.
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