“Da più parti, come un cenno silenzioso, la scuola sta alzando la voce.
Perché la scuola è quella della Costituzione, aperta inclusiva, democratica.
È al di la delle parti ma crede fortemente nella uguaglianza, nella democrazia nella piena dignità degli uomini.
È politica forse? No, è oltre. È umanità”.
Mi è arrivato questo messaggio da una collega in cui era allegata la bellissima lettera di Enrico Galiano e con cui mi si esortava a prendere posizione ad alzare la voce contro questo governo buio e oscurantista.
Così ho preso carta e penna e ho deciso di alzare la voce anche io.
Caro ministro dell’Interno
Matteo Salvini
Ho letto un tweet da lei pubblicato con questa frase: “per fortuna che gli insegnanti che fanno politica in classe sono sempre meno, avanti il futuro…”.
Lavoro nella scuola da 10 anni, pochi tenendo conto della mia età, molti per comprenderne il funzionamento, la logica, gli studenti e i colleghi.
Sono quella che viene definita una precaria, una insegnante che ogni settembre aspetta la chiamata da qualche scuola per lavorare ed insegnare. Ma nessuna recriminazione, anzi.
La mia lettera vuole avere altro contenuto, altro valore.
Raccontare quello per cui ogni mattina, noi insegnanti ci alziamo ed andiamo a scuola.
Per fare politica, insegnando.
Eh si caro Ministro perché parafrasando un bellissimo testo di Aristotele sulla politica le ricordo che gli animali hanno voce ma gli uomini hanno la parola, logos in greco.
E logos deriva dal verbo Lego, che significa scegliere, raccontare, parlare, pensare…
Quale è caro ministro lo strumento più forte che ogni insegnante ha?
La parola. Ma non parola come mero articolare di suoni (quella è la voce) ma la parola appunto come scelta, come raccolta di pensieri, di idee, di valori da trasmettere ai propri alunni che essi siano piccoli allievi delle elementari o studenti dell’università.
Ogni volta che un insegnante sceglie una frase, un commento, un testo, un autore, un artista, un libro fa politica. Politica nel senso che cerca nel suo piccolo di smuovere gli animi verso il bello, la conoscenza, i valori umani che per secoli artisti, scrittori, uomini di ingegno e filosofi hanno cercato e valorizzato.
Io insegno architettura, disegno e storia dell’arte.
Materie in cui è facile fare politica, scegliere e raccogliere, proprio come fa lei ogni giorno quando si inventa qualche tweet. Con la differenza che lei sceglie per distruggere, dividere, esasperare, io scelgo per costruire, alimentare, educare.
E così un pittore del 700 può diventare spunto per parlare di libertà, nazione, democrazia.
Il progetto di un grande architetto per parlare di sostenibilità, rispetto dei territori, delle bellezze naturali e non, uso di materiali a km zero… disabilità, comunità, valori insomma.
Questa, caro ministro, è politica, non dichiarare per cosa si vota o per chi si fa tifo.
Questo lo lasciamo a voi. No, fare politica per un insegnante significa scegliere le parole davanti ad un caso di bullismo o di razzismo, significa portare i ragazzi in laboratorio e far rispettare loro l’ambiente in cui lavorano perché è bene di tutti, della comunità come la metropolitana , le strade, le panchine in cui si siederanno poi da grandi.
Fare politica è sistemare i pennelli ben lavati ed ordinati per l’ora seguente quando altri ragazzi useranno gli stesi strumenti, è parlare del bello e dell'arte affinché non rovinino monumenti e case.
Fare politica è entrare in classe ogni mattina e dire Buongiorno col sorriso per insegnare che la vita, anche alle 8 di un mattino buio e freddo può davvero essere bellissima.
Fare politica significa far capire ai ragazzi che essere studenti non è un diritto ma un privilegio.
Per tutto questo caro Ministro Salvini, mi dispiace ma non riuscirà a chiuderci la bocca coi suoi tweet.
Perché la scuola è democrazia, libertà di pensiero, crescita.
La scuola siamo noi. Insegnanti e studenti. Uniti dalla parola e dal sapere.
Buon anno scolastico a tutti.
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