Si è conclusa la settimana di COP28 con un colpo di scena delle ultime battute: dopo un nulla di fatto, a 24h dalla chiusura dei lavori, si è corretto il tiro con una dichiarazione finale congiunta che tenta di alleviare un fallimento proclamando la cessazione dell’utilizzo di fonti fossili in maniera graduale ed ordinata entro il 2050.
Questo è il telegrafico riassunto di una settimana ricca di incontri, conferenze, panels tematici e incontri riservati, ai quali il popolo di tutto il pianeta ha teso l’orecchio nella speranza di ricevere informazioni confortanti e decisioni incoraggianti: purtroppo, ad un primo entusiastico approccio si è dovuto lasciar spazio ad una più cruda realtà che, politicamente, potrebbe essere stata manipolata ad arte da Paesi che devono il loro successo economico ed il prestigio internazionale proprio allo sfruttamento delle risorse fossili; di fronte a ciò, movimenti ambientalisti di ogni angolo del Mondo si sono mossi attraverso gesti di protesta: in Italia abbiamo assistito alla colorazione verde di fiumi.
Un messaggio univoco è arrivato a Dubai dai giovani: transizione ecologica, senza se e senza ma.
Di fronte a ciò, da una posizione di stampo petrolifero, si è corretto il tiro, arrivando ad una dichiarazione mitigatrice che comunque lascia spazio a diverse preoccupazioni sulla reale volontà di realizzare il passaggio alle fonti rinnovabili: abbiamo tempo fino al 2050? Cosa s’intende per “graduale ed ordinato”? Ma, soprattutto, quale sarà la generazione che avrà il compito di realizzare compiutamente quest’opera di carattere mondiale?
Insomma: chi salverà il Mondo?
Definire una generazione specifica è esclusivo delle altre e, probabilmente, estensivo rispetto alle sensibilità delle singole componenti ma possiamo approssimare una decade: le classi nate negli anni ’80.
Nel 2050 avremo dai 70 agli 80 anni ed ora (nella decade 2020) dai 30 i 40: vale a dire il compimento della maturità in termini di preparazione che di consapevolezza della propria personalità e delle proprie declinazioni rispetto ai molteplici temi di vita, nonché allo spirito di egoismo od altruismo che anima l’esistenza dal quotidiano alla lungimirante missione: ecco la destinazione ’80.
Se la destinazione finale è un tratto accomunante ogni essere umano, la mission dei cum panis ’80 è il compimento della transizione ecologica, con la consapevolezza che non vedremo la generazione immediatamente successiva vivere in un pianeta green, ripulito e rigenerato dopo anni di asfissia: sì, qualcuno di noi vivrà oltre gli 80 anni e vedrà il risultato, il lavoro finito, ma dobbiamo essere consapevoli che molti di noi, sensibili e non sensibili alla transizione, non vedranno il nuovo mondo, non respireranno aria pulita; tuttavia, tutti possiamo, sin da oggi, contribuire alla sua salvezza: qual è il collante oltre alla sensibilità tematica? Lo spirito di servizio e la matura consapevolezza che iniziamo un eroico viaggio di cui non vedremo la destinazione, adoperandoci in un lavoro enorme di cui non saggeremo il risultato ma di cui potremo garantire la perpetua esistenza, introducendo regole garanti dell’ecosostenibilità che affossino ogni rigurgito fossile, che taglino sul nascere ogni speculazione economica e di potere. Qual è lo strumento atto a creare regole di convivenza civile green? La politica.
Eccoci allora, cum panis ’80: pronti, audaci, pazzi ed irriverenti di fronte al potere conservatore.
Rivoluzionari senza colore politico, eroi senza alcun sperare che un futuro migliore, servitori dei giovani, amanti del viaggio ed incuranti del destino, cavalieri senza insegne…umani ardenti di altruismo, politici puri, immateriali servitori della causa e non del proprio ego: su le bandiere!
Moriremo da umili eroi o vivremo tanto a lungo da diventare come i cattivi.