Vorrei parlarvi un momento di me e poi, spero, capirete il motivo. Siccome sono dovuta andare a vivere da sola presto e i miei genitori non mi hanno sostenuto negli studi, ho da sempre lavorato e studiato. Ho fatto e faccio ogni genere di lavoro che adesso provo a conciliare anche con la politica e l’attività di consiglio comunale.
Ho pulito le case e le scale dei condomini e ho lavorato nei fast food. Ho passato le notti d’inverno della pandemia con i rider alle consegne. Il modo dei miei colleghi, delle ragazze e dei ragazzi che lavorano con me è un mondo senza diritti.
Innanzitutto dal punto di vista culturale. Non esiste l’idea che si possa affermare un diritto, che si possa essere tutelati. Si lavora senza orario e si lavora per poco. È un mondo di donne, soprattutto di origine straniera e di ragazzi delle periferie. Ecco in questo mondo una norma come il salario minimo avrebbe il senso di dire: esiste un limite. Avrebbe la forza di posizionare un’asticella sotto cui non andare. Certo non basterebbe approvarla, ma bisognerebbe accompagnarla con un lavoro politico e culturale. Ed è per questo che siamo qui. E il fatto che la destra non riconosca questa esigenza e possa permettersi di farlo dimostra la condizione di assuefazione del Paese. E soprattutto delle generazioni più giovani, le nostre.
È per questo che una raccolta di firme, una campagna dal basso, un lavoro capillare per coinvolgere, spiegare, motivare è quello di cui più abbiamo bisogno.
Questo è stato il mio intervento in Sala Berlinguer alla Camera dei Deputati durante la conferenza stampa che sul salario minimo, alla presenza di Elly Schlein, Maria Cecilia Guerra, Andrea Orlando e altri parlamentari dei partiti di opposizione.
L’Italia è l’unico Paese a non avere una misura di civiltà come il salario minimo.
In tantissime piazze e Università, in tante città da nord a sud, le associazioni saranno impegnate a spingere per l'approvazione della legge.
Per questo, raccolte le 50mila firme, presenteremo in Senato la proposta di legge che sarà obbligatoriamente discussa. La proposta di legge di iniziativa popolare delle associazioni affronta - oltre al salario minimo - altri temi collegati: la legge sulla rappresentanza, i tirocini, il praticantato, le partite IVA, la partecipazione agli utili dei lavoratori.
Il testo di legge e la campagna firme provengono da associazioni nazionali autofinanziate da giovani studenti, tirocinanti, lavoratori, ovvero da coloro che il disagio lo subiscono sul serio, ma che mettono a disposizione le loro risorse economiche di tempo per cambiare lo stato della situazione di un problema infra- generazionale caratterizzato dalla piaga del lavoro gratuito, dei rimborsi da fame, del part-time involontario, dei dottorati e tirocini sottopagati. Un impegno autentico e sincero!
I numeri in Parlamento oggi mettono a serio rischio la possibilità di approvazione di una legge, ma la maggioranza della popolazione vive il disagio del lavoro sottopagato e lo sfruttamento, per questo crediamo in questa battaglia e pensiamo possa diventare maggioritaria attraverso una iniziativa popolare.
Unisciti alla forza di questo messaggio, alla spinta di questa lotta!