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pensioneGiovedì 10 luglio all'Urban Center si è parlato di Previdenza: nell'incontro organizzato dal PD Monza e dal Circolo 4 i numerosi relatori hanno analizzato una situazione difficile sotto tanti punti di vista.

CAPIRE IL CAMBIAMENTO, analizzando le tendenze demografiche: questa è la proposta di Andrea Carbone della società PROGeTICA.
Il calo delle nascite è un fenomeno in atto già dal 1973, favorito dal ricorso alla contraccezione e all'aborto, dall'austerity nata con la crisi petrolifera e dalla diffusione...della TV!
L'allungamento della vita media è un altro trend fondamentale per leggere il presente e intuire il futuro: dal 1977 i dati statistici rilevano che ogni 3 anni la speranza di vita aumenta di 5 mesi.
Una popolazione attiva in costante diminuzione e con un'occupazione spesso discontinua e mal retribuita finanzia le pensioni di persone in quiescenza sempre più longeve.
Il nostro sistema di Welfare costruito su presupposti quali l' equilibrio demografico, la crescita economica e la stabilità del lavoro si scontra con una realtà in rapida e radicale trasformazione: lo Stato non ha potuto far altro che gestire il nuovo scenario con frequenti riforme.
Il trattamento pensionistico dovrebbe però essere adeguato per chi lo percepisce, sostenibile per il Paese, ma anche rispondente ai nuovi modelli di vita e di lavoro.
Per gli ideatori delle riforme, invece, la principale preoccupazione è sempre stata solo la sostenibilità: da qui l'aumento dell'età pensionabile e la diminuzione dell'importo dell'assegno.
Il lavoratore è lasciato solo di fronte a questa situazione, spesso privo delle risorse economiche necessarie per una forma di previdenza complementare, ma anche carente di quella cultura finanziaria che gli consentirebbe  di trovare risposte alle domande fondamentali:
- quando andrò in pensione?
- quanto mi servirà per vivere?
- quanto mi darà l'Inps?
- quanto mi servirà per integrare?
E rispondere non è facile, data l'estrema variabilità degli elementi in gioco, sia in termini di normativa, che di situazione lavorativa, ma anche per gli effetti dell'andamento del PIL, da tempo negativo, sulla rivalutazione del montante.
"OCCORRE DARE UNA RISPOSTA alle richieste di assistenza e di previdenza in tempo di crisi": questo lo sforzo costante di Inps Monza e Brianza nelle parole di Mauro Saviano che ne è il Direttore.
La crisi si legge nei numeri: in Italia la domanda di assistenza ha comportato una spesa passata dai 15 miliardi di euro del 2007, ai 33 del 2013.
A Monza,11.000 persone in un solo mese si sono rivolte agli sportelli Inps, mentre il numero dei  nuovi pensionati della provincia passa dai 7.000 del 2010 ai 3.000 del 2013.
La crisi e gli effetti di questa stretta su un sistema non più sostenibile hanno creato nuove fragilità e l'emergere di lotte intestine tra generazioni di "inclusi" ed "esclusi" rispetto a certe garanzie.
Inps Monza ha fatto il possibile per dare ascolto e risposte alle problematiche degli esodati, anche grazie alla collaborazione con i patronati, in particolare INCA-CGIL, diretto a Monza da Ezio Davide Cigna.
Cigna, che ha appena dato alle stampe un libro dal titolo "Esodati", conosce il dramma infinito di questa categoria di persone, che si sentono traditi dallo Stato e vivono in un limbo, senza lavoro e senza pensione: per loro la CGIL ha attivato uno sportello di ascolto con il supporto di alcuni psicologi e un gruppo di mutuo aiuto.
Gli esodati sono il risultato di una riforma ispirata solo dalla necessità di fare cassa, espressione di un governo tecnico che non ha tenuto conto della complessità di un mondo dove sono presenti profili di lavoratori molto diversi, dai lavoratori precoci, a chi fa lavori usuranti, ai precari.
"E' UNA RIFORMA TROPPO RIGIDA che ha creato nuove povertà": commenta Ardemia Oriani, della Direzione Regionale PD, che fa notare come gli ultimi provvedimenti si siano limitati a "mettere delle pezze".
Sarebbe invece  necessaria un'operazione di largo respiro dove possano trovare spazio misure come l'alternanza scuola-lavoro, l'accantonamento di contributi figurativi per i periodi di disoccupazione e una pensione base di 442 euro, con copertura derivante dalla fiscalità generale, che integri il trattamento contributivo.
Proprio dal Fisco, in particolare dal recupero dell'evasione,  potrebbero derivare preziose risorse per il Welfare: è la riflessione di Domenico Guerriero del PD provinciale, che auspica anche il ritorno ad una vera flessibilità in uscita, magari a partire dai 62 anni, senza penalizzazione.
Bisogna infatti considerare che il sistema contributivo prevede già una penalizzazione automatica per il lavoratore che voglia avere qualche anno in più per dedicarsi ai nipoti, al volontariato o magari al semplice, meritato relax.