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BarattoCaro Matteo,

c’è un Italia che oggi non gioisce, che non festeggia la nostra vittoria, è l’Italia degli antieroi, della disperazione. Maria Baratto, operaia Fiat, cassintegrata del reparto logistico di Nola, 47 anni, si è uccisa, ufficialmente vittima della depressione. Maria non ce l’ha fatta! Nel 2011 era stata paladina nel denunciare i “suicidi in Fiat”. Maria , ha rinunciato a vivere dopo aver denunciato per anni drammatica situazione di chi non può continuare a vivere per anni sul ciglio del burrone dei licenziamenti.

Matteo, ti sto scrivendo mentre in TV c’è Lilly Gruber con Curzio Maltese, il neo sindaco della Tua città Nardella e Ilvo Diamanti. Parlano di flussi elettorali, di una politica da salotto così lontana dal mondo che noi conosciamo e con cui ci confrontiamo ogni giorno! Io non riesco ad ascoltare, non riesco a non pensare! Ho davanti a me la foto di Maria vista al TG , uccisa dalla depressione ma se vogliamo essere meno superficiali, uccisa dalla stanchezza di affrontare un mondo che non prospetta futuro.

La precarietà, il vivere con l’incubo della scadenza è un tarlo che si insinua nel sistema nervoso delle persone provocando conseguenze come queste!   

Ti invito, come modesto responsabile del Lavoro nella segreteria Provinciale di Monza e Brianza, a partire da qui, da Maria. Le insane politiche della Fiat e delle multinazionali in genere sono responsabili di questi morti e noi dobbiamo cambiare verso! Le parole di allarme che ai tempi lanciava Maria, devonofar riflettere sul vero e proprio disastro industriale e sociale prodotto dalle scellerate politiche delle aziende il cui unico riferimento è il profitto.   

Matteo, il grido di dolore che parte dalle fabbriche della Fiat, da Maria a Giuseppe ad Agostino e tanti altri operai della Fiat che si sono suicidati, o hanno tentato in suicidio, e' il grido di dolore 'di tutti' i lavoratori del privato e del pubblico, del mondo dei precari e dei piccoli commercianti, tutti accomunati dal rischio- licenziamento e/o fallimento. Non possiamo non intervenire cambiando il senso delle cose, cambiando i punti di riferimento di una società sempre più sbagliata, sempre più allo sbando.

Il mio impegno in politica, nel nostro Partito, nascono da una morte sul lavoro. Avere visto un operaio che conoscevo bene, una persona con cui avevi condiviso un caffè mezz’ora prima, e poi la morte sul lavoro, mi ha cambiato la vita! Da allora mi occupo di lavoro, di sicurezza, di dignità, ed è proprio questa dignità che rivendico dopo questi fatti tragici, purtroppo non isolati.

Non si può morire di lavoro, morire di precarietà, di depressione, non si può pensare che un domani non esiste solo perché l’avidità di alcuni manager passa sopra tutto…anche sopra un fiore che sta ancora per sbocciare.

... dai diamanti non nasce niente...