Speranza: "L'errore è inseguire la piazza quella reale e quella virtuale" «Le dimissioni di Bersani sono una scossa data al partito, perché ciascuno si responsabilizzi. Così non si va da nessuna parte: al Pd manca il collante, la visione comune».
Roberto Speranza il neo capogruppo alla Camera, misura la «gravità politica» di quanto è accaduto in questi giorni. Federazioni occupate, auto sospensioni mentre voi democratici a Montecitorio prima vi siete spaccati sul nome di Marini per il Quirinale e poi avete impallinato nel segreto dell`urna Prodi.
Speranza, il Pd è finito?
«Non è finito, l`Italia ha bisogno di un grande partito come il Pd ma occorre un congresso di rifondazione, perché dobbiamo ritrovare le ragioni della nostra identità e della nostra funzione. Il congresso è ormai all`ordine del giorno, vedremo se prima dell`estate, però a luglio o a settembre non cambia. C`è una domanda di fondo a cui il congresso deve dare risposta: quale è la cultura politica del Pd».
Cosa intende per cultura politica?
«Quando Bersani, avendo ricevuto il mandato di trovare un candidato condiviso, ha proposto Franco Marini, la reazione di molti dei nostri è stata come se avesse avanzato la candidatura di Almirante. Qui non è una questione di disciplina, che pure è un tema da affrontare. Il punto è: siamo nelle condizioni di esprimere una cultura riformista e di governo? O anche nelle nostre file prevale la frenesia di avere il consenso immediato della piazza reale o virtuale?».
I 101 "traditori" di Prodi hanno avuto una regia?
«Non penso ci sia stato un regista, ma una difficoltà diffusa e trasversale. Un partito deve avere un collante che vada al di là delle questioni minute, dei personalismi. Non è ammissibile che in un partito ciascuno faccia quello che vuole, tanto poi il conto lo paga sempre lo stesso, Bersani».
Non teme che il rapporto di fiducia tra il Pd e i suoi elettori si sia rotto definitivamente?
«Quello che è accaduto è stato troppo grave, i nostri elettori hanno ragione a prendersela con noi. Però l`aggressione a Franceschini, e Fassina ne ha subita una simile, danno il senso di un clima insostenibile e in questo c`è l`irresponsabilità di Grillo».
Siete a un passo dalla scissione: un pezzo di partito con Renzi e l`altro a sinistra con Barca e Vendola?
«Credo di no, però è chiaro che le posizioni politiche andranno definite senza ambiguità».
I bersaniani orfani di Bersani, tra cui lei, potrebbero entrare in sintonia con Renzi e affidargli il compito di federatore?
«Intanto Bersani non è uscito di scena. Renzi è una grande personalità, ma il Pd mica può essere una federazione di correnti e correntine: è il partito di un centrosinistra di governo».
Con Vendola l`alleanza è finita?
«Vendola ha fatto una scelta chiara, per me sbagliata non votando Napolitano».
Perché non avete votato Rodotà o Bonino?
«Avevamo bisogno di un candidato che unisse. La figura di Rodotà poi, che apprezziamo e abbiamo applaudito in aula, è stata strumentalizzata dal M5S, che ha l`obiettivo di distruggere le istituzioni democratiche».
Ora il Pd si lacererà sul governo? Letta può fare il premier?
«Sarebbe prematuro e irrispettoso parlare di nomi, sarà Napolitano a guidare il percorso».