Circa 7 miliardi e mezzo per una proposta assai pericolosa che segna la prima domenica di Carnevale.
A tanto ammontano le risorse che un improbabile governo Berlusconi dovrebbe trovare fin dal primo consiglio dei ministri per abolire l'Imu sulla prima casa per quest'anno (ovvero 3,7 miliardi) e, addirittura, restituire ai cittadini quanto hanno pagato per la prima casa lo scorso anno (altre 3,7 miliardi). Una cifra rilevante, circa mezzo punto di Pil, in condizioni di finanza pubblica sempre e costantemente difficili, appese agli esiti dello spread e delle spesa per interessi, e soprattutto condizionate dal trattato sul fiscal compact e dal nuovo articolo 81 della Costituzione che da quest'anno impongono il pareggio di bilancio. Un obiettivo che, tra l'altro, sembra a rischio ed è già proiettato oltre l'1,6 per cento di deficit-Pil previsto dal Documento di economia e finanza. Del resto lo stesso ex ministro dell'Economia Tremonti, alleato di Berlusconi, ha avvertito che servirà una manovra di 14 miliardi per esodati, finanziamento della cassa integrazione, missioni internazionali e quant'altro.
Dove trovare gli oltre 7 miliardi per inviare ai milioni di italiani che hanno sopportato il sacrificio dell'Imu un dubbio bonifico? Le proposte di copertura avanzate da Berlusconi sembrano perlomeno incerte e i Comuni, destinatari del gettito dell'Imu prima casa, dovrebbero essere assai preoccupati. Ulteriori tasse sugli alcolici e sui tabacchi non sembrano in grado di fornire le risorse necessarie senza contare che da quest'anno un aumento
sulle sigarette è già previsto dal decreto "Salva Italia"; quanto ai tagli alla spesa pubblica sono facili da annunciare ma piuttosto complessi da realizzare.L'asso nella manica di Berlusconi sembrerebbe la terza copertura, cioè il concordato fiscale con la Svizzera: secondo alcuni potrebbe dare 15 miliardi di gettito, ma se ne parla da più di un anno e l'accordo non sembra vicino perché Berna non molla sul segreto bancario e sull'anonimato. Come ha detto il ministro Giarda in Parlamento si tratterebbe di un "condono o una sanatoria" fuori dagli schemi Ocse. Ma anche ammesso che entrassero i 15 miliardi sarebbero una goccia nel mare a fronte delle promesse di ieri di Berlusconi che intende abolire oltre all'Imu anche l'Irap (costo 33 miliardi).
Del resto l'intera operazione ha il sapore di un flash back assai pasticciato. Tutti ricorderanno la spericolata manovra del 2008: come promesso Berlusconi, appena al governo abolì l'Ici (allora si chiamava così) sulla prima casa e dovette fare i salti mortali per trovare circa 2 miliardi per finanziare la misura. Fu una mossa propagandistica e non aiutò chi aveva veramente bisogno perché già Prodi, il suo predecessore, aveva cancellato l'Ici per il 40 per cento della famiglie, limitando tuttavia l'intervento alle abitazioni economiche e popolari.
La mossa di Berlusconi mise in difficoltà i Comuni e il centrodestra, per tentare di tenere i conti, dovette ricorrere a misure poco simpatiche come l'introduzione del ticket di 10 euro sulla diagnostica. Inoltre costrinse Regioni e Comuni a tagli sul trasporto locale (secondo una studio della Uil servizi territoriali gli aumenti delle tariffe sono stati del 25 per cento dal 2008 ad oggi). Alle corde Tremonti fu costretto a sbloccare l'aumento delle addizionali Irpef di Comuni e Regioni per dare risorse ai sindaci che avevano perso un fonte di finanziamento essenziale come la tassa sulla prima casa.
Alla fine l'Imu, che segnò la nascita dell'ultimo governo Berlusconi, tenne banco anche durante la sua uscita di scena nell'autunno del 2011. La Commissione europea chiese esplicitamente all'Italia, nelle celebri 39 domande, di reintrodurre una tassa sulla casa, perché eravamo il paese con l'imposizione più bassa sul patrimonio immobiliare. E fu lo stesso Tremonti che rispose che si poteva fare: il gettito sarebbe stato di 3 miliardi. Monti fece il resto, ma l'Italia era già sull'orlo del baratro.