La corsa alle prossime elezioni regionali è aperta a tutti e la Lega ha adottato, per l’occasione, un nuovo slogan. “Prima il Nord!”. Geniale.
Pensandoci bene, sarebbe perfetto per molti altri sostantivi: “Prima i festini!” “Prima gli amici!” “Prima le vacanze!”. Peccato che a tutti questi “prima” si contrapponga necessariamente un “poi”.
“Poi il paese”, per la precisione.
Come, ovviamente, “poi la regione”, “il comune”, “la gente”.
Ma di tutto l’andirivieni di rimandi si è stufi, finalmente. Noi giovani, lombardi, del nord, per primi.
E questo non per avversioni ideologiche o di partito. Poco importano il colore o la fede di un uomo, a patto che lavori per il paese.
Non siamo in prima linea, in piazza, contro un uomo. Ci siamo per manifestare contro quanto ha fatto un uomo.
La Regione Lombardia ha vissuto per 17 anni consecutivi sotto la guida di Roberto Formigoni.
C’è anche chi, come molti di noi, è nato sotto quest’amministrazione.
E ci sono senz’altro diverse ragioni per la lunghissima durata di questo governo. Senza soffermarsi su voci o amicizie, si potrebbe parlare del ruolo delle opposizioni che ci sono – o meglio non ci sono – state nel tempo.
Oggi, però, emergono una serie di dati di fatto.
E sono numeri che fanno piangere. In 17 anni, sei membri delle varie giunte sono stati indagati per vari reati, tra cui spicca quello di associazione mafiosa.
Inoltre, nelle ultime settimane di bagarre mediatica, la coalizione guidata da sua eccellenza ha rischiato la frattura fin troppe volte. C’è, infatti, chi si diverte a fare ribaltoni. Salvo poi ritrattare ogni parola per paura di perdere a sua volta la poltrona.
In una situazione del genere non sarebbe forse meglio votare, piuttosto che paralizzare una regione? Lo sosteneva anche lo stesso Formigoni, in fondo. Ascoltarlo non sarebbe una cattiva idea, questa volta.
Molte persone sono scettiche di fronte alle proteste di piazza. Alcuni di noi per primi.
Eppure, ci sono piazze che danno segni, segni importanti. Come quella del 15 Ottobre.
C’erano fin troppe bandiere: quelle rosse, quelle di SEL, o dell’IDV. Così come manifesti, e slogan, e cartelloni. Ma più numerosi di tutti – e lo scriviamo con orgoglio – c’erano i Giovani Democratici e il PD. In prima linea, tantissimi drappi arancioni, a manifesto dell’entusiasmo e della partecipazione di questa giovanile.
Bandiere che sventolano sotto il palazzo della Regione; cosa sono, alla fine? Un simbolo.
Il simbolo che noi Giovani Democratici in piazza, tra la gente, al nostro posto, ci siamo. È qualcun altro, invece, ad essere seduto dove non dovrebbe.