Anche quest`anno nella giornata del 25 novembre si sono svolte moltissime iniziative istituzionali e politiche per fare i conti con un fenomeno sempre più drammatico.
La violenza contro le donne è una tragedia che quasi quotidianamente occupa le pagine dei giornali ma la consapevolezza di cosa realmente si tratti è ancora scarsa. Nel senso comune è scarsa la consapevolezza che non si tratta di un problema di ordine pubblico, ma di un fenomeno complesso che riguarda un sostanziale squilibrio nel rapporto tra i sessi. Negli ultimi cinque anni l`aumento dei casi di violenza contro le donne è stato costante, nel 2010 sono state 127 le donne uccise, una ogni tre giorni, e nel 70% dei casi per mano del partner, di un familiare o di un conoscente.
Facciamo i conti con una cultura che considera mogli, compagne, amiche come oggetti di proprietà, che rappresenta il corpo femminile come una merce o un trofeo da esibire, con l`ostentazione di comportamenti e frasi lesive della dignità femminile da parte di cariche istituzionali, ma non solo: non è incredibile sentire ancora parlare di "delitto passionale" nelle cronache dei giornali? Tante, troppe donne non denunciano per paura delle conseguenze. È provato che laddove ci sono servizi ed istituzioni sensibili, il numero delle denunce aumenta. Eppure, e questo sarà parte del nostro impegno nei prossimi mesi, il nostro paese non si è ancora dotato di alcuni strumenti di contrasto, a partire dalla costituzione di un Osservatorio nazionale per monitorare l`andamento quantitativo e qualitativo del fenomeno o anche, ad esempio, dalla firma della Convenzione europea per la lotta alla violenza contro le donne, sottoscritta ad Istanbul da molti paesi ma non dall'Italia.
La rete dei centri antiviolenza ha denunciato da tempo le gravi difficoltà finanziarie che mettono a rischio molti servizi ed una distribuzione disomogenea dei centri sul territorio. Nonostante il bando varato in extremis dall`ex ministra, se non si renderanno certi e stabili i finanziamenti e se non si riconoscerà formalmente il ruolo ed il lavoro dei centri antiviolenza si metterà a rischio il futuro di un servizio, che non è solo assistenza ma è anche un patrimonio importantissimo di cultura e di diritti.
Serve una strategia complessiva che parta dal riconoscimento di queste esperienze per un cambiamento culturale e sociale generale.
L`arretratezza dell`Italia che confina le donne ai margini di tante sfere della vita pubblica, dal lavoro alla rappresentanza, è un fatto noto, da ultimo ce lo conferma l`impressionante lettura del rapporto ombra presentato da alcune Ong sull'attuazione del trattato Onu per l`eliminazione delle discriminazioni contro le donne.
È un divario che pagano le donne, ma nel complesso è l`intera società che si impoverisce ed è la democrazia che arretra.
Serve un cambio di passo, una nuova civiltà nelle relazioni tra le persone che riconosca libertà, autonomia e responsabilità. Servono riforme profonde che puntino ad una crescita economica che corrisponda alla crescita delle persone, un modello di sviluppo diverso da quello che sta andando in pezzi.
La fine del governo Berlusconi e l`apertura di una fase nuova è stata anche il frutto dell`iniziativa politica del Pd e a nessuno sfugge che dal modo in cui sapremo stare in questa nuova fase dipenderà la prospettiva politica futura, dopo il governo d`emergenza. La grande competenza e l`immagine di sobrietà del nuovo governo e delle ministre - caratteristiche mandate in esilio dal precedente governo - rappresentano una svolta. Abbiamo posto le premesse perché la politica potesse recuperare la sua funzione ed il suo legame con la vita delle persone e sappiamo bene che le aspettative delle donne, che hanno contribuito in maniera decisiva con tante mobilitazioni ed iniziative alle dimissioni del governo, sono molto chiare e riguardano l`equità, lo sviluppo, i diritti, la rappresentanza.
Alcune riforme non costano, ad esempio la reintroduzione della norma contro le dimissioni in bianco. Altre nostre proposte estensione delle tutele della maternità, congedi di paternità obbligatori, piano per gli asili nido, sostegni al lavoro femminile e naturalmente il rafforzamento delle politiche contro la violenza - prevedono costi e tempi diversi ma rappresentano l`inversione delle politiche fin qui perseguite, la chiave per un Paese diverso.
Spetta ora alle donne rendersi protagoniste nella nuova fase politica che si è aperta, con responsabilità, puntualità e capacità di proposta ed iniziativa.