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Le sedi nordiche dei dicasteri romani dovevano aprire a Monza l'1 settembre. Ma non c'era nessuno. Tranne la foto di Bossi, Pontida e Alberto da Giussano

Ministeri al nord: un flop totale. Almeno a giudicare dal primo giorno di apertura presunto. Giovedì 1 settembre i più si aspettavano che le sedi decentrate dei dicasteri romani, sistemate in Villa Reale, a Monza, funzionassero, come era stato ampiamente annunciato dai ministri leghisti e dallo stesso loro leader Umberto Bossi. Tanto che una delegazione di commercianti, provenienti tra l'altro dal Veneto, si era presentata per un incontro. Ma ad accoglierli c'era solo un portavoce, che ancora un po' non li faceva nemmeno superare il portone d'ingresso del giardino della villa.
Come mai? Semplice: non era pronto nulla. E tranne qualche uomo di fatica che spostava mobili a destra e a manca, degli uffici non c'era traccia. La scusa inventata da ministro Calderoli: avevamo parlato dei primi di settembre e non del primo settembre. 
Non mancava, però, il simbolismo leghista: a detta dei veneti, gli unici testimoni a poter dare un'occhiata dentro le vituperate stanze, oltre alla foto del presidente della Repubblica c'era quella di Bossi, un quadro di Pontida e una statuetta di Alberto da Giussano. Sconcertati, i commercianti sono risaliti sul pullman e si sono diretti nuovamente verso le Venezie. 
Caustico il commento di Giuseppe Civati, che già aveva ampiamente dibattuto con il presidente lombardo Formigoni sull'opportunità della scelta: "Nel momento peggiore per il Governo, la Lega attrezza il suo mausoleo, con cartoline da Pontida e Alberti da Giussano che non convincono nemmeno gli ospiti veneti. Come previsto, anche la promessa dei ministeri al Nord, si rivela la solita boutade della Lega, il suo ultimo fallimento".