Un recente incontro in Provincia ha fatto il punto sull’immigrazione in Brianza. Partecipanti il presidente della provincia Allevi, l’assessore alle Politiche Sociali Colombo, il prefetto Saccone e Don Panzeri della Caritas.
I dati: sono 71mila gli immigrati, quasi tutti regolari, distribuiti nei 55 comuni della provincia, che così si colloca al quinto posto tra le province della Lombardia (Milano guida con 424mila unità!). In 10 anni il loro numero è pressoché raddoppiato.
Secondo il dossier presentato gli immigrati più giovani si integrano più facilmente nella vita sociale e lavorativa: frequentano indifferentemente coetanei italiani e stranieri e pensano di avere le stesse opportunità di lavoro. Manifestano una buona scolarità e in buona percentuale acquisiscono i necessari titoli di studio (diploma e laurea) per competere nell’acquisizione dei posti di lavoro.
Classi di età più elevate mostrano invece meno fiducia nella società che li ospita e nelle opportunità di lavoro: pensano che lo status di immigrato costituisca in partenza un handicap nella ricerca di lavoro rispetto ad un “competitor” italiano. Ma il tempo lavora a favore dell’integrazione.
Di fronte alla soddisfazione espressa dai rappresentanti della provincia, Don Panzeri ha ricordato che socialità e lavoro non sono tutto, ciascuno ha il suo bagaglio di bisogni e desideri.
Bisogna valorizzare la famiglia, perché questo permetterà ai figli di aiutare l’integrazione di genitori nella nuova società. Ha voluto poi ricordare la particolare situazione delle badanti, uno dei mestieri più comuni, nonché più meritevoli, delle donne immigrate, che per bisogno lasciano per lunghi periodi la loro famiglia e si dedicano alla cura dei nostri anziani.