Il voto bipartisan del Senato ha fatto compiere un decisivo passo in avanti verso l'approvazione definitiva della legge sulle quote rosa nei Consigli di Amministrazione delle società quotate e in quelle pubbliche non quotate.
E' stato un voto condiviso ma non scontato. Già nella commissione Finanze si sono manifestate le resistenze, alcune delle quali vinte grazie ad un dibattito approfondito e appassionato, cui hanno partecipato tutti i gruppi, a partire da quello del Pd. Le resistenze sono state numerose e hanno toccato questioni di ordine costituzionale, di opportunità politica e di linguaggio.
Di quali quote stiamo parlando? E quali sono le loro finalità?
A differenza del passato, anche recente, queste quote rosa mirano a movimentare un settore, quello economico, molto attento ai valori di mercato e alla competitività. E, a differenza della prima discussione sulle quote, queste devono immediatamente rispondere ad una domanda: se con più donne nei Consigli di Amministrazione le aziende siano più o meno competitive. E siccome la legge riguarda anche le aziende pubbliche non quotate, l'interrogativo è se con questa legge lo Stato si indebiterà ancora di più, oppure no.
Di ciò le donne non hanno bisogno. Esse sono piuttosto la chiave per aprire porte e finestre delle aziende private e del pubblico impiego, affinchè entri il vento fresco della parità tra donna e uomo».