Rispetto la scelta politica che hai fatto, sicuramente sarà stata travagliata, ma credo che essa sia dettata da considerazioni politiche legate al fatto che, avvertendo il disfacimento del berlusconismo, hai cercato di posizionarti nel gruppo che hai pensato essere più vicino politicamente alle tue sensibilità.
Ti dirò di più, penso, e di questo sono preoccupato, che questa scelta non sia solo tua, ma che tu sia una sorta di avamposto di un disagio di un’area cattolica che è stata a più riprese espressa da Fioroni. Proprio per questo le questioni politiche che tu poni sono importanti e meriterebbero una risposta di merito.
Parto dalle alleanze.
“Noi non rappresenteremmo una alternativa a Berlusconi”. Io credo che ci sia qualcosa di vero in questo, ma quello che a me importa è che lo si sia al berlusconismo, cioè ad un modo populista di governare nel disprezzo delle regole democratiche. La gente avverte che Berlusconi è ancora in grado di corrompere, comperare, ricattare e navigare a vista con una maggioranza e questo gli conferisce un riferimento solido che in qualche modo lo fa ancora apprezzare seppur in un trend negativo.
Noi siamo il riferimento per la fase post berlusconiana. Dobbiamo rafforzare il senso del partito e quindi la capacità di accettare la sintesi delle posizioni che inevitabilmente si confrontano. Se non si ha questa predisposizione gli elettori avvertono che non ci sarà nemmeno capacità di governo.
Spesso noi invece ci troviamo di fronte ad una sorta di radicalismo di varia natura, di destra e di sinistra, che s’innamora delle proprie parole d’ordine e, qualsiasi cosa avvenga nel mondo, le ripropone come se niente fosse, soprattutto all’esterno del partito e quasi sempre su questioni metodologiche.
Detto questo però, mi viene da pensare che sulla politica delle alleanze tu abbia vissuto in un partito diverso dal mio. La scelta di affrontare una fase di emergenza democratica come questa con tutte le forze democratiche responsabili, è stata interpretata dalle”radicalerie” interne di ogni estrazione, come una svolta a destra del Partito. Non capisco da dove tu possa tirar fuori, tra le motivazioni della tua scelta, una presunta volontà del partito di fare alleanze solo a sinistra. La politica delle alleanze è legata come sai ai contenuti e su questi non si può negare che il partito abbia fatto passi in avanti enormi negli ultimi mesi
Tra le scelte che impedirebbero al partito di essere un partito riformista citi la vicenda Fiat.
Ora io credo che il termine riformista richieda un piccolo chiarimento. Ci stiamo tutti abituando ad intendere come riformismo il puro e semplice cambiamento della realtà esistente ed è sbagliato: sarebbe come dire che il principe Metternich era un riformista perché con la santa alleanza cambiò la situazione europea preesistente. Il riformismo è portatore di una valenza positiva, di sviluppo economico, sociale, politico ed istituzionale che estende la democrazia reale a strati sociali che oggi, non nell’ottocento, sono marginali rispetto alle scelte e alla distribuzione del reddito. All’interno del riformismo si può essere più impazienti o più moderati, ma si sta assieme perché l’idea di sviluppo della democrazia ci tiene uniti.
E’ proprio questa idea di riformismo che non ci ha fatto condividere la posizione della Fiom, ma neppure quella di chi ha preso i documenti della Fiat e li ha fatti propri e nemmeno quella del governo che, dopo aver lavorato per la divisione dei sindacati e dopo 2-3 settimane dal referendum dei lavoratori, va a chiedere timidamente se la Fiat vuole o no rimanere in Italia lasciando, in ombra un vero e proprio piano industriale.
C’è stata una arretratezza di elaborazione sindacale che ha fatto si che temi come la redditività degli impianti e del rapporto produttività/salario siano rimasti in ombra, ma questa partita andava gestita da tutti, anche da Marchionne, con più responsabilità perché una riorganizzazione e un recupero di efficienza è molto difficile da gestire con la stragrande maggioranza dei lavoratori delle linee contrari. Tra difendere l’esistente e accettare i documenti confindustriali ci sta di mezzo una elaborazione autonoma che le organizzazioni sindacali devono produrre e rispetto alla quale il nostro partito ha i numeri per proporsi come interlocutore per tutte le forze interessate ad un nuovo schema di relazioni industriali.
Sulla politica per le famiglie mi pare che la nostra posizione, alla cui elaborazione anche tu hai partecipato, sia avanzata e tutt’altro che abbandonata. Non mi pare che potrai trovare altrove stimoli superiori a quelli che avevi nel PD.
Delle tue motivazioni mi ha colpito anche la questione relativa alla non discontinuità tra il tuo impegno politico e la tua visione religiosa e soprattutto che questa non separatezza deve essere ancor più presente in una fase in cui siamo sollecitati a difendere certi valori.
Io sono convinto che le sensibilità che ciascuno di noi ha maturato nelle scelte religiose influenzano sempre la nostra attività politica, ma che lo iato tra il nostro operare politico e la nostra concezione religiosa sia indispensabile per non proporre al paese un governo viziato da una sorta di integralismo religioso che sui temi valoriali impone una visione unilaterale, snaturando il ruolo dei partiti e delle istituzioni che non hanno la vocazione di riportare fenomeni e sensibilità molto estese nella società alla “normalità” di un'unica visione, ma quello di regolamentarli in modo da dare ai cittadini la possibilità di essere tutelati e al tempo stesso liberi di scegliere tra le loro diverse opzioni morali e religiose.
Libera chiesa in libero stato è una acquisizione fondamentale delle democrazie moderne ed è alla base della laicità del nostro Stato e del nostro partito.
A mio avviso, invece di cambiare formazione politica, avresti dovuto accentuare il tuo impegno religioso e in quella sede batterti per i valori in cui credi.