La notizia dell’avvenuta chiusura del ristorante in Villa Reale non fa che confermare le nostre preoccupazioni: stiamo assistendo a un progressivo declino della Reggia, che pare non interessare al Sindaco di Monza, che è anche presidente del Consorzio di gestione del Parco e della Villa. Persi i grandi concerti e con un programma di mostre modesto e del tutto inadeguato ad attrarre un numero di visitatori significativo, è ormai chiaro che lo slancio impresso negli scorsi anni dopo la riapertura del corpo centrale e la valorizzazione degli appartamenti reali, si è completamente esaurito. Logico che a soffrirne sono le attività di carattere commerciale collegate. Nella speranza che il rapporto con Triennale Design Museum, ospitato negli spazi del Belvedere, prosegua anche dopo la scadenza del contratto prevista per quest’anno e non segua il destino delle altre attività.
Non spetta a noi sindacare sulle ragioni che hanno spinto gli affittuari o i partner a interrompere il rapporto contrattuale con Nuova Villa Reale Spa (la società di gestione), ma una cosa è certa: la Villa Reale è un bene pubblico e come tale va considerato. A maggior ragione se consideriamo che 21 dei 26 milioni di euro spesi per il restauro, sono fondi pubblici, quindi soldi di tutti noi cittadini. Si fatica anche a capire chi potrebbe imprimere un passo diverso, chi potrebbe far uscire dal piccolo cabotaggio un patrimonio di enormi potenzialità. Il Consorzio naviga in acque poco tranquille. Da un lato riceverà ingenti risorse dalla Regione grazie all’accordo raggiunto dal precedente sindaco Roberto Scanagatti (vedi qui), dall’altro è in corso una vera e propria emorragia di personale, con il risultato di indebolire ulteriormente una struttura che andrebbe, invece, rafforzata.
In realtà non è vero che il Consorzio e il suo presidente non si muovano. Finora si sono preoccupati di chiedere alle Guardie Ecologiche Volontarie di chiudere un occhio se le auto parcheggiano nel cortile della Villa oppure se i cani scorrazzano nei Giardini Reali.
Negli ultimi anni la Reggia di Monza ha dimostrato di poter essere un vero e proprio motore di sviluppo culturale e finanziario per la città e per il territorio della Brianza. Sono bastati pochi mesi per ridimensionare tutte le aspettative.
In particolare lasciano perplessi anche le scelte relative alle iniziative legate al Parco. La perdita degli eventi legati agli I-Days, festival nato nel 2009 e svolto prevalentemente a Bologna, dal 2016 era legato alla città di Monza. Un appuntamento che nel 2017 è stato capace di portare in quattro giorni 207 mila persone a Monza. Numeri da sorpasso perfino pure sul gran premio di Monza, tanto caro alla Giunta attuale.
La sinergia possibile tra la Reggia di Monza – con la sua potenzialità culturale grazie a spazi progettati e ristrutturati per accogliere grandi mostre internazionali, come già avvenuto in passato con la precedente amministrazione – e alcune aree del parco come il pratone della Gerascia – che si sono dimostrate atte ad accogliere eventi di rilievo e di massa come concerti o presenze di personalità eccellenti come il Papa senza danneggiare o inficiare la bellezza naturale del sito prescelto – non può rimanere solo sulla carta.
Auspichiamo, quindi, che in breve tempo ci sia un cambio di passo da parte di questa Giunta che abbiamo visto più interessata a richiedere condizioni contrattuali fuori mercato tanto da far allontanare la società Live Nation, società che aveva fatto scoprire Monza alle grandi major dei concerti, piuttosto che percorrere una strada futura verso valorizzazione e ampliamento delle attività culturali da prevedere.
Report