Come già sottolineato dalla presentazione in quest’aula e dall’ampio dibattito che ne è seguito, il dato politicamente rilevante di questa variante al Piano di Governo del Territorio sta nelle parole chiave: salvaguardia del suolo e delle aree libere e tutela delle aree verdi in assoluta coerenza con il programma di mandato del Sindaco che proponeva anche di approfondire e potenziare gli obiettivi con il mantenimento e sostegno delle aree agricole sia a fini economico produttivi sia ambientali e la priorità di interventi di riqualificazione delle aree produttive dismesse.
Il consumo di suolo è passato da i circa 790.000 mq residui del PGT vigente a 115.000 mq della proposta oggi in adozione. Anche aggiungendo gli stimati per eccesso 45.000 mq degli ACT non è possibile negare che la riduzione sia imponente. Per non parlare della variante dell’amministrazione Mariani, fortunatamente non approvata e poi revocata, che prevedeva il consumo di oltre 1.900.000 mq.
Uno sguardo a ritroso
Non è certo questa la sede per esporre la storia cittadina delle proposte e degli strumenti urbanistici che si sono succeduti in un arco più che ventennale. A partire cioè dal piano, meglio, dal documento preliminare Benevolo, con la forte indicazione del parco di cintura urbana. Ne va colta però la suggestione. I piani che si sono succeduti, da collocarsi evidentemente nel contesto del tempo di applicazione per la diversità dei modi e dei contenuti, e nonostante le aggressioni subite nel corso della loro approvazione, trovano la loro radice in quella scelta. Fino ad arrivare al piano tuttora vigente, che ha visto il sostegno delle forze riformiste, meno incline alle quantità insediative ma più orientato alla qualità urbana ai diversi livelli. Si vedeva in nuce il segno di una città da ritrovare: nella sua dimensione, nella sua forma, nella sua immagine, nella sua riconoscibilità. Il passo intrapreso era ed è nella direzione giusta per sopperire al deficit urbano, per costruire luoghi ove riallacciare i nodi tra le varie parti della città e con il territorio, per mettere in crisi la continuità dell'urbanizzato metropolitano, per ridefinire le differenze qualitative dei sistemi urbani in un contesto territoriale di tipo policentrico e integrato.
Criticità del sistema
Senza dubbio va tenuto conto del contesto economico nel quale la Proposta di Variante si inserisce che è, come tutti sappiamo, caratterizzato da scarsità di risorse e con il settore in attesa di una sua ridefinizione complessiva. Promuovere la “manutenzione del sistema” riqualificando il patrimonio esistente, ridurre le pressioni insediative (indici), qualificare le risorse ambientali sono possibili sbocchi di un sistema in sofferenza. Non da ultimo poi hanno inciso le ancora mancanti definizioni di iniziative ad ampia scala territoriale sia di aree importanti, come l’Ospedale vecchio, sia di tracciati come il prolungamento delle metropolitane. Nonostante l’indeterminatezza il Piano fornisce gli strumenti per poter affrontare le decisioni all’atto della loro concretizzazione.
Sulla Variante: Oltre i modelli dell’urbanistica opulenta
La proposta di Piano supera i modelli dell’urbanistica opulenta e ci offre la visione di una città a forma compatta che intende superare quegli ambiti di frammentarietà e di eccessiva disarticolazione che talvolta ancora si permangono, nei suoi aspetti macro e microurbanistici. Una città compatta – già preannunciata e costruita con le decisioni relative al Documento di inquadramento dei PII (aree dismesse) e con l’adesione ai PLIS – che si sostanzia sviluppando il tema nelle diverse declinazioni, tra cui le modalità di formazione dei progetti degli AT, una appropriata delimitazione dei PLIS, ma anche con la previsione e promozione della rete dell’urbanità e della naturalità all’interno del tessuto urbano. Città compatta che non significa una città chiusa, ma, anzi, aperta, policentrica e permeabile grazie all’interazione dei sopracitati PII, dei PLIS e della rete della naturalità e dell’urbanità diffusa confermando l’adesione ad una rete di trasporto su ferro (metrotranvia e nuova fermata ferroviaria) e definendo una rete di mobilità dolce che tenga conto del modo mutato di vivere e percorrere l’ambiente urbano. Una città letta – concedetemelo – intimamente per riconoscerne e valorizzarne sì i punti di forza, ma individuando anche dove la città mostra debolezze e cadute di qualità diffuse, per potervi far fronte e qualificare il sistema urbano nel quadro del sistema ambientale più ampio della provincia di cui è capoluogo. Il rafforzamento di un’identità diffusa attraverso un lavoro sul sistema interno per migliorarne il funzionamento (nodi e reti interne) e nodi urbani da promuovere e costruire con i PII per potersi qualificare con l’intorno in posizione di luogo attrattore sia per i servizi di alto livello a scala territoriale sia per la qualità del vivere in grado di offrire.
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