Una volta terminate le elezioni europee, come ha annunciato l’Inps, arriverà a giugno il momento della verità per molti pensionati. Sei milioni di cittadine e cittadini, il cui assegno supera i 1500 euro lordi – ossia tre volte il trattamento minimo – subiscono il taglio della rivalutazione annuale della propria pensione. Quindi, l’aumento sarà inferiore a quanto previsto dall’accordo del precedente Governo con i sindacati.
“In realtà – scrive il sito Democratica – le pensioni interessate dal taglio della perequazione lo hanno subito solo a partire dal mese di aprile 2019. Ma il taglio di gennaio, febbraio e marzo, non avvenuto, verrà attuato solo dopo le elezioni, a giugno, sottraendo, in un colpo solo, all’assegno di quel mese gli importi relativi ai primi tre mesi dell’anno.
In questo modo il “Governo del cambiamento”, con una mossa da “furbetta”, pensa di evitare il giusto risentimento di chi sta per andare a votare.
Ma non basta. Perché il Governo nasconde un altro pezzo di verità parlando di “pochi spiccioli”. Ma, se si moltiplicano quei pochi spiccioli per i 6 milioni di pensionati coinvolti, si scopre che si tratta di 100 milioni di euro sottratti ai consumi di un’economia già stagnante, come denunciano anche i sindacati.
Insomma, il Governo ha penalizzato una categoria già debole, quella dei pensionati, ridimensionando l’indicizzazione delle pensioni per finanziare altri provvedimenti. E allargando ancora la prospettiva, dal 2019 al 2021, la somma assume i suoi contorni più realistici: 3,6 miliardi di euro.
Ci troviamo di fronte a un Governo che fa cassa alla grande su pensioni non certo d’oro, dopo aver fatto sconclusionati e menzogneri proclami sul superamento della povertà. Un gioco di prestigio immorale a danno di coloro che sono più deboli ed esposti”.
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