Conosciamo meglio i candidati alla segreteria cittadina del Partito Democratico. Di seguito un'intervista a Matteo Raimondi. Buona lettura.
Perché hai deciso di candidarti a segretario cittadino del Pd?
In un momento così difficile ci sono due possibilità: ci si può sedere in attesa degli eventi oppure rimboccarsi le maniche e tentare di combinare qualcosa. Evidentemente, ho scelto la seconda opzione. Inoltre, la mia candidatura non è nata per caso ma è stata discussa dentro e fuori il partito. Ho scelto di mettermi in gioco e ho presentato la mozione “Orgogliosamente Democratici” perché vorrei partire proprio dalla riscoperta dell'orgoglio di sentirsi parte del Partito Democratico.
Come intendi organizzare il partito?
Il Partito Democratico ha una caratteristica peculiare: è strutturato sul territorio. A questa struttura, però, occorre una revisione. I circoli sul territorio sono importanti ma non servono a molto se non sono visibili o comunicati correttamente. Intendo riorganizzare i circoli. Concepire una struttura più pragmatica al fine di aumentare la presenza nei quartieri. L'obiettivo è trovare un referente per ognuno dei 10 quartieri di Monza. Referenti che possano essere gli occhi e le orecchie del Partito Democratico sul territorio, oltre a rappresentare dei punti di riferimento per i cittadini. Parallelamente valorizzare e incrementare il dialogo con tutte le realtà che si stanno consolidando. Cominciando dalle Donne Democratiche di Monza e Brianza e dai Giovani Democratici. Il Partito Democratico deve essere sinergico rispetto a simili realtà, apparentate nei valori e che si stanno muovendo sul territorio.
Come giudichi dal punto di vista politico l'operato dell'attuale amministrazione?
Impossibile dare un giudizio positivo. L'amministrazione Allevi ha vinto le elezioni raccontando una città insicura e degradata che non esiste. In pochi mesi hanno distrutto tutto ciò che di buono era stato costruito dall'amministrazione Scanagatti. Abbiamo perso gli I-Days e la Triennale. Abbiamo visto la Villa Reale chiusa per un mese in favore di un evento privato. Da Monza sembrano scappare tutti. Sulla sicurezza, inoltre, non hanno combinato nulla e la questione si è persino acuita. Questo fatti, però, ci consentono di andare a recuperare i nostri errori. Abbiamo perso le elezioni per pochissimi punti percentuali, sintomo di una città spaccata. E sotto questo aspetto il nostro gruppo consiliare sta lavorando molto bene, ora tocca a noi aiutarli maggiormente, offrirli una sponda per essere un'opposizione ancora più seria e attenta.
Quali sono i punti deboli della città? E quali i punti di forza?
Sotto alcuni aspetti Monza è una città provinciale. Ma ha anche dimostrato di essere una città europeista, riformista, all'avanguardia. Ha un tessuto di assoluta rilevanza. E ha tanto da offrire: il Parco, la Villa Reale, l'università, la tradizione longobarda, le industrie, il terzo settore. Monza ha una proposta davvero ricca. Ma occorre lavorare. Fare rete. Mettersi in gioco con chi ha a cuore una città ora lasciata ai margini, una città che perde pezzi. Monza è come un bellissimo edificio a cui manca un restauro di qualità.
Come immagini Monza tra 10 anni?
Tra dieci anni ne avrò 38 e vorrei che Monza fosse la città nella quale i miei figli si sentano a casa, come mi sento io. Vorrei che fosse una città europea, capace di non essere solo dormitorio. La Monza che immagino tra un decennio è una città frizzante, universitaria, un polo culturale. Mi aspetto che in questi dieci anni si punti sui giovani, sulla sinergia tra i giovani, sul rinnovamento. Perché i giovani hanno davvero voglia di mettersi in gioco.
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