Solo una decina di giorni al 4 marzo. Cosa fare per riprenderci la nostra Regione? Ce lo dice direttamente il candidato Giorgio Gori. “Dobbiamo però capire bene e fare capire come funzionano le elezioni regionali. E funzionano così: il candidato che prende anche un solo voto in più degli altri governa, insieme alla sua coalizione. Non solo non esiste doppio turno (e molti elettori non lo sanno), ma, a differenza delle politiche, possibili alleanze dopo le elezioni non mutano il risultato pratico: nelle elezioni regionali, se un candidato prende il 40% dei voti, un altro candidato il 39% e un terzo candidato il 3%, che i due candidati che sono finiti dietro si coalizzino dopo le elezioni non serve a nulla: hanno perso e a loro toccano cinque anni di opposizione.
“Ora, c’è un dato che emerge chiaro da tante analisi, un convincimento che “si sente” in queste elezioni lombarde: ed è che io sono il candidato migliore per guidare la Lombardia (parlo in prima persona e quindi, mentre lo scrivo, arrossisco un po’) - scrive Gori - O, se volete, che Fontana è un candidato del tutto inadeguato a guidare la nostra regione – e non solo perché ha parlato di difesa della razza bianca, perché è un Salvini in giacca e cravatta, ma proprio perché è di levatura modesta. Prova ne sia che quando può sfugge tutti i confronti diretti, e la campagna se la fa fare da Salvini. Il convincimento che se si votasse la persona vincerei io è molto diffuso, e la preferenza alla mia persona viene espressa anche da chi poi, sul piano nazionale, ha opinioni e intenzioni di voto differenti. Sono elettori di sinistra come di centro. E’ importante far capire loro che possono votare per me come Presidente della Regione Lombardia sulla scheda verde, anche se fanno scelte differenti sulle altre schede. E’ questo che occorre spiegare bene. Se ci riusciremo prevarrà il giudizio sulle competenze e sulle capacità. Se non ci riusciremo vincerà una pura logica di schieramento, molto condizionata dal voto nazionale, con una sinistra oltretutto divisa, che rischia di premiare il candidato di schieramento, anche se giudicato dalla maggioranza il meno capace, quello che infatti scappa dai confronti diretti. E’ questo che vogliamo? No. E non lo vogliono nemmeno tanti elettori, di sinistra o moderati, che privilegiano la concretezza delle proposte e la capacità di risolvere i problemi.
Quindi: sulla scheda verde convinciamo a mettere la croce sul nome Giorgio Gori. Basta questo. Spieghiamolo bene. Diciamolo a tutti.
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