Non sono mai stato iscritto a un partito prima del PD. Il che non significa che non abbia “fatto politica”.
Soprattutto in tre occasioni:
- Quando ho “frequentato” un corso di formazione politica decisivo, anni cinquanta, abbeverandomi a “Il Mondo” di Mario Pannunzio, e soprattutto agli articoli di Ernesto Rossi e di Manlio Magini (pseudonimo di Luigi Einaudi).
Lì ho scoperto che esisteva una sinistra laica, rigorosamente antifascista, erede di Giustizia e Libertà e del Partito d’Azione, non ideologica.
- Quando mi sono occupato per un decennio (anni sessanta) di un tema oggi riesploso a livello internazionale, quello delle autonomie politiche, partecipando attivamente alla battaglia per l’attuazione dell’ordinamento regionale, con Piero Bassetti, primo presidente della Lombardia..
- Quando ho aderito al movimento dell’Ulivo (anni novanta), che non era, come ancora si pensa, un matrimonio tra vecchi, la Margherita (la DC) e i DS (il PCI), ma una sinistra nuova, laica, i cui sostenitori o non erano ex DC ed ex PCI, o, se ex, avevano alzato le vele per correre in nuove acque.
Per me il PD è la continuazione dell’Ulivo, con questa gente, anche se si può discutere su certi cedimenti destrorsi ma anche sui reiterati e spudorati tentativi di appropriazione dell’Ulivo da parte di certe sinistre nostalgiche e prepotenti.
Il PD è la casa comune e aperta di una sinistra vera, che deve solo far capire alla maggioranza dei cittadini che il benessere e la sicurezza si ottengono riducendo le disuguaglianze e soprattutto estirpando la povertà. Cominciando dal reddito di cittadinanza.
P.S. Si è detto che gran parte dei padri del PD non erano presenti alla cerimonia dei dieci anni del partito. Ma non è stata abbastanza rilevata la presenza di un padre anomalo ma di grande peso, che ha scritto domenica scorsa un bellissimo articolo di sostegno al PD: si chiama Eugenio Scalfari.
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