In questa settimana due dati di segno opposto sull’occupazione, entrambi provenienti dall’Istituto di Statistica hanno messo in dubbio la credibilità dei messaggi positivi lanciati dal Governo. Le polemiche sono dovute a due aspetti della vicenda: il momento in cui i due dati sono usciti e la metodologia di calcolo.
Per quel che riguarda la confusione sul momento in cui i dati sono usciti, i fatti riportano che il 31 agosto l’ISTAT ha rilasciato il dato del calo mensile degli occupati (-63mila fra giugno e luglio), mentre il 12 settembre lo stesso istituto ha confermato che nel trimestre aprile-giugno 2016 i posti di lavoro sono stati 189mila in più, che se confrontati con lo stesso dato dell’anno precedente risultano aumentati di 439mila unità.
L’incertezza è quindi sorta per via del fatto che il dato mensile riferito a luglio è uscito prima del dato sul trimestre precedente (aprile-giugno).
Dando un veloce sguardo al grafico si può notare che entrambi i dati sono sinceri e riscontrabili.
Ben più interessante è la polemica fatta sulla metodologia di calcolo per l’ISTAT, ai fini delle sue statistiche si considera occupato chiunque abbia lavorato, nella precedente settimana, almeno un’ora in cambio di un corrispettivo economico o in natura, oppure non retribuito se il lavoro è svolto per un familiare o ancora chiunque sia in ferie o in malattia da meno di tre mesi.
In molti hanno tuonato che quattro ore di lavoro al mese non fanno un lavoratore, che in questo modo non è possibile distinguere chi riesce col proprio lavoro a mantenersi e a contribuire all’economia familiare, da chi lavora senza arrivare alla sussistenza e da chi compie piccoli lavoretti per occupare il proprio tempo.
L’obiezione è legittima, tuttavia non deve trarre a conclusioni errate.
I nuovi lavoratori non sono tutti e solo persone che lavorano un’ora a settimana, la metodologia usata era la stessa l’anno scorso, l’anno prima e così via; in ogni rilevazione dell’ISTAT è sempre incluso tutto il ventaglio di possibilità che la parola lavoratore intende, non è il Governo Renzi che ha cambiato metodo per pompare i dati e fare bella figura.
L’aumento che si è verificato da un anno a questa parte è perciò una notizia positiva, anche se fra questi vi sarà chi ha fatto solo qualche ora di lavoro, così come il recente calo di luglio è un dato negativo in assoluto a prescindere dalla metodologia.
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