Prima intervista del 2009 per il ministro. Per lui repubblica democratica fondata sul lavoro non significa nulla! Migliavacca e Letta rispondono : “No. Dal centrodestra proposte confuse, maggioranza e governo si chiariscano”. Chiti: "La modifica della prima parte della Carta non è all’ordine del giorno”
"Stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla".Intervistato da Libero il 2 gennaio 2009 il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha cominciato l’anno con un’intervista che conferma la sobrietà del suo stile e la profondità delle sue affermazioni, mostrando di aver compreso a fondo il messaggio del Capo dello Stato di fine anno che invitava tutti a collaborare per riformare la seconda parte della Costituzione.
Sostiene Brunetta che la parte valoriale della Costituzione ignora “temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito, è figlia del clima del dopoguerra. Adesso siamo in un'altra Italia. Fermi restando i principi fondamentali, nei quali tutti ci riconosciamo, bisogna avere allora il coraggio di parlare anche della prima parte della Costituzione. E ritengo debbano essere rivisti pure gli articoli della Carta sui sindacati, i partiti, l'Europa”.
Il coordinatore della segreteria del Partito Democratico, Maurizio Migliavacca, letta l’intervista dirama una nota che si potrebbe sintetizzare in due parole: “Che confusione”. Spiega: "Ogni giorno ne sentiamo una diversa. Oggi è il ministro Brunetta a chiedere di modificare perfino la prima parte della Costituzione; altri esponenti del centrodestra non riconoscono la bozza Violante come base di discussione per le riforme istituzionali. Sinceramente non abbiamo ben capito quali siano, tra le miriadi di dichiarazioni che leggiamo giornalmente, le proposte reali e coerenti che vengono dal centrodestra. E' ora di uscire dagli equivoci e dalle ambiguità. Tocca alla maggioranza fare una proposta se si vuole che alle buone parole sulle riforme seguano realmente i fatti. Fermo restando la contrarietà alle leggi ad personam".
Anche il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti, prova a chiedere lumi alla maggioranza: “L’uscita del ministro, l’ennesima da parte della maggioranza che dice cose diverse e spesso opposte, conferma la necessità di un chiarimento condiviso sugli obiettivi e le finalità che ci si propongono’’. E ribatte: ’La modifica della prima parte della Costituzione non e’ all’ordine del giorno. Non siamo disponibili. Anzi, le modifiche nella seconda parte - Prosegue Chiti - devono essere assolutamente coerenti con i principi guida della Costituzione. E questa e’ la ragione per cui non si può essere oggi d’accordo con l’elezione di un’Assemblea costituente. Se la linea della destra e’ quella di Brunetta il discorso sulle riforme diventa non possibile intesa ma sicuro scontro”.
Mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, Paolo Bonaiuti, tenta di sminuire le parole del ministro parlando di troppa carne al fuoco (senza dire No al collega di governo), Enrico Letta, vicesegretario del Partito democratico, boccia Brunetta: “Noi siamo pronti ad una discussione costruttiva in Parlamento per riforme istituzionali condivise ed utili al paese. Sta però alla maggioranza dare messaggi chiari e non controversi. La linea proposta oggi da Brunetta non va in questa direzione e sembra, invece, piuttosto un modo per rendere tutto più complicato. Forse è meglio che il Governo e la maggioranza si chiariscano”. Anche perché l’anno è appena inziato e di tutto abbiamo bisogno ma non di nuove sparate di brunetta, tanto più sull’Italia democratica e fondata sul lavoro.
Ma.Lau.
Report