“L’Italia multietnica? C’è già nei fatti, gli slogan non servono a niente, non lo decide né lui né io. E’ così negli Stati Uniti, in Francia, germani, Inghilterra, paesi con molti più immigrati di noi - a Berlusconi risponde Dario Franceschini ospite di Lucia Annunziata su Rai Tre - strumentalizzare il tema dell'immigrazione a fini di campagna elettorale è orrendo e dsgustoso. Chi delinque deve pagare col carcere e va espulso ma sono gli immigranti a fare da badanti, babysitter, a lavorare nei campi”. Parole simili a quelle della CEI: “L’Italia multiculturale è un valore ed esiste già di fatto - dice il segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata - il problema è invece il modo in cui le culture e le presenze si rapportano perchè non si cresce insieme in una accozzaglia disordinata e sregolata”.
""Che distratto, il nostro premier... Secondo lui, noi siamo per un’Italia multietnica e la destra no. Ma Berlusconi si è accorto o no dei profondi cambiamenti sul Pianeta negli ultimi decenni? - si chiede Federica Mogherini, componente della segreteria del PD - È il mondo che è diventato multietnico. New York, Londra, Parigi, sono città multietniche. Anche Roma e Milano lo sono. È multietnico il presidente degli Stati Uniti, che avrà senz’altro apprezzato la battuta con cui la sua elezione è stata accolta dal capo del governo italiano, ma guarda caso non ha ancora trovato il tempo per incontrarlo. Ed è multietnica la squadra del Milan, che negli ultimi vent’anni ha schierato giocatori di colore provenienti dall’Olanda, dalla Francia, dal Brasile, dall’Africa...".
Mentre Giovanna Melandri già ieir ricordava come i dmeocratici hanno in mente un'Italia diversa: "Senza istinti razzisti, multietnica, pluralista, libera, un paese fondato sul lavoro e sul rispetto. Un paese in cui non conta il colore della pelle, la razza o la religione, ma piuttosto l’onestà e la sincerità del cuore".
E' smepre più chiaro lo sfruttamneto dei rimpatri per avere un nuovo fronte per guadagnarsi titoli sui giornali, facendo dimenticare i problemi familiar-elettorali, le promesse non mantenute in Abruzzo, e soprattutto la crisi economica e far salire i sondaggi.
E come reagire ia sondaggi che sbandiera? “Non me ne frega niente". E' lapidario Franceschini sulla percentuale di popolarità che Silvio berlusocni dice di avere: 75%. "Visto che aumenta di un punto al giorno il venerdì prima delle elezioni europee sarà arrivata al 100 per cento e lui potrà andare a dormire felice in qualche sua villa. Ma io - aggiunge il leader del Pd - non ho mai commissionato sondaggi del genere. Io vado al letto felice se ho fatto qualcosa che fa star bene almeno un italiano, non se il mio livello di popolarità aumenta di un punto".
In tv Dario Franceschini riprende l’invito fatto in mattinata dal palco di un incontro con la rete di “Incontriamoci” : “Dice che parla con tutti - ha ironizzato Franceschini parlando della passeggiata di ieri del premier in una via del centro di Roma -, che gli piace scambiare opinioni con i tassisti, stare con la gente comune, poi ieri è andato a fare una immersione nel mondo reale a via dei Coronari tra gli orafi e gli antiquari. L'Italia non è via dei Coronari, è un’altra cosa, molto diversa. Lui si è costruito questo grande reality, in cui si è imprigionato e in cui vorrebbe coinvolgere anche il Paese”. Lucia Annunziata gli chiede anche se le recenti vicende familiari possano influire su un'ipotetica corsa al Colle del leader Pdl: “Delle vicende personali di Berlusconi non mi interessa. Per la parte che i media hanno portato a conoscenza dei cittadini ogni italiano se ne farà la sua opinione, ma Berlusconi al Quirinale mi fa venire molti brividi alla schiena per un migliaio di motivi, più che per questo”.
Poi il leader del Pd si è soffermato sulle reazioni alle sue parole sulle coperture del «decreto Abruzzo» all'Aquila: “Sono stato aggredito con insulti da esponenti della maggioranza che sembravano fare a gara tra loro... forse mandano in televisione quello che insulta di più, ma non hanno nemmeno fantasia, mi danno del "demagogo", del "mentitore. Noi diciamo da sempre che serve un atteggiamento responsabile. Abbiamo pronunciato parole positive sul lavoro dei volontari della Protezione civile, ma abbiamo anche detto che da parte dell'opposizione ci deve essere un ruolo di controllo.
Bene la FIAT, ma si tutelino i lavoratori. L'operazione Fiat-Opel è assolutamente positiva ma l'azienda deve garantire che gli stabilimenti italiani continuino a lavorare. “Serve una garanzia - dice - che gli stabilimenti italiani della Fiat continuino a lavorare... dentro questo processo di crescita penso che la Fiat sia in grado di garantirlo. Ma l'operazione è positiva, assolutamente positiva". Quando gli viene chiesto un parere sull'ipotesi di una cogestione dell'azienda allargata ai sindacati, Franceschini risponde: "Siccome tutti parliamo di difesa della Costituzione, c'è un articolo inattuato della nostra Costituzione che prevede esattamente la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Credo sia una strada interessante, da verificare. Naturalmente, la Costituzione è stata scritta 60 anni fa... ma più i lavoratori saranno coinvolti nella gestione dell'impresa, naturalmente senza perder nulla dei loro diritti sindacali, e più le aziende saranno controllate direttamente da chi ci lavora".
"Referendum, voto si contro la legge porcata". Se al referendum elettorale vincesse il no "anche attraverso la via dell'astensione", secondo il segretario del Pd Dario Franceschini, il messaggio sarebbe "la legge non si cambia più. Non condividiamo - precisa - il meccanismo che esce dai quesiti ma interpreteremo il segnale, che è 'vogliamo una legge migliore' e poi avremo quattro anni per farlo".
Mar. Lau.
No all'Italia multietnica? Solo slogan
- Scritto da PD Monza
- Categoria: Attualità
Report