Accordo raggiunto sulla revisione delle tariffe tra Comune e la rappresentanza dei genitori dei bambini iscritti nei nidi comunali. In seguito a due incontri tenutisi all’inizio e alla fine di agosto tra l’assessorato all’Istruzione e un gruppo di mamme rappresentative dei 7 nidi monzesi, l’amministrazione comunale ha approvato una delibera che ritocca sensibilmente le tariffe approvate prima dell’estate.
Gli aumenti saranno tra il 9.5% e il 22.5% per gli scaglioni centrali di reddito Isee, mentre il tetto massimo del 30% sarà applicato alla fascia più alta o a chi utilizza i servizi pre e post scuola. “Siamo soddisfatti del confronto costruttivo. – afferma in una nota l’assessore all’Istruzione Rosario Montalbano – L’esigenza del Comune è quella di continuare a garantire un servizio fondamentale in presenza della riduzione di risorse da parte dello Stato e del contributo chiesto alle famiglie, che copre mediamente meno del 30 per cento dei costi totali sostenuti dall’amministrazione. Gli aumenti più consistenti interesseranno comunque cifre richieste di valore assoluto molto basso, e per il resto saranno comunque stabilite in base al reddito”.
Soddisfazione evidente anche dal Comitato Genitori, che coglie l'occasione per riavvolgere il nastro: “L'estate rovente delle famiglie monzesi con piccolini iscritti ai nidi comunali, giunge al termine. E l'epilogo è un lieto fine, un Happy Ending dove la buona Amministrazione e la collaborazione tra chi governa e i cittadini ha avuto la meglio. Partiamo dall'inizio. Dal caldo luglio monzese quando, con l'approvazione del Bilancio di previsione 2015, il Consiglio Comunale delibera le nuove rette per la frequenza dei nidi comunali, che prevedono cifre e percentuali di aumento che alle famiglie appaiono non sostenibili. Inizia il tam tam e l'allarme aumenta man mano che sempre più genitori vengono raggiunti dalla notizia dell'aumento inatteso ed iniziano a fare i calcoli di quanto la manovra peserà sui loro bilanci familiari. Attraverso un fitto passaparola inizia a crearsi un gruppo unito di famiglie in rivolta verso il Comune. Una rivolta pacifica, ma una rivolta che chiede risposte, che chiede spiegazioni. Il gruppo cresce, raggiunge le oltre 150 famiglie monzesi, guidate da un “comitato” di 7 Mamme battagliere, rappresentative dei 7 nidi monzesi. Le mamme chiedono di essere ascoltate, lo fanno come una donna, una mamma sa fare: in maniera educata, creando una rete di supporto, utilizzando la ragione e la pazienza di chi sa che lottando in quel che si crede si raggiungono i risultati. Ai primi di agosto, iniziano ad aprirsi i primi varchi: le Mamme incontrano l'Amministrazione cittadina. L'Assessore Montalbano ascolta le motivazioni della rivolta, ascolta le richieste delle Mamme e illustra loro le scelte alla base della manovra. Il dialogo è pacato, e ci si lascia con una promessa: si troverà una soluzione. Intanto le Mamme continuano ad andare avanti, ad informarsi, a coinvolgere le famiglie sparse per la Penisola ed oltralpe nelle vacanze di mezza estate. Nessuno ha voglia di mollare, all'alba dell'apertura delle scuole. E si arriva a fine agosto. Un nuovo incontro, un nuovo dialogo tra Famiglie e Comune. L'Assessore, dopo un confronto con l'intera Amministrazione Comunale, presenta alle Mamme del Comitato una proposta. Una proposta che è sintomo di apertura, evidenza della capacità di ascoltare i cittadini e le loro ragioni, quando queste si basano su solidi presupposti. I giorni successivi sono un continuo scambio di analisi e valutazioni, riflessioni e pareri. Sempre a doppia direzione, sempre in maniera costruttiva e trasparente. L'epilogo ci porta ad oggi, ad una nuova Delibera che rappresenta un risultato importante. Che vede le famiglie tirare un sospiro di sollievo e poter continuare a contare sul servizio nidi del Comune, da sempre fiore all'occhiello dei servizi cittadini. Gli aumenti ci saranno, perché le famiglie lo conoscono bene il valore ed il costo del servizio di cura ai propri piccoli. Ma saranno degli aumenti calmierati, che da un lato consentiranno al Comune di poter avere maggiori introiti a parziale copertura dei costi sostenuti, ma dall'altro graveranno meno sulle famiglie e in misura proporzionale. Si parla adesso di aumenti che non superano la percentuale del 30% e che si assestano tra il 9,5% e il 22,2% nelle fasce centrali. Lo studio non è stato semplice, ha richiesto valutazioni, simulazioni e verifiche continue. E' stato soprattutto il risultato di un confronto diretto e trasparente, di una apertura al dialogo. Ed è una storia che merita di far notizia, perché dimostra come cittadini e politica possano andare nella stessa direzione, in maniera civile e razionale, senza doversi per forza scontrare. Nell'interesse comune. In un'Italia che sempre più spesso ormai ci dimostra il contrario”.
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