Mosaici di artigianato veneziano, finestre di alabastro a filtrare la luce, soffitti con cieli trapunti di stelle: non è un monumento di Ravenna, ma la nostra Cappella Espiatoria, che da settembre riaprirà al pubblico.
La settimana appena trascorsa ha visto la Cappella protagonista della cronaca monzese: prima il furto di tre corone di bronzo della scalinata, poi la celebrazione dell'anniversario del regicidio.
La cappella è stata edificata per volontà di Vittorio Emanuele III a memoria dell'assassinio del padre, Umberto I, avvenuto il 29 luglio 1900.
Quest'anno la commemorazione è stata organizzata sabato 18, per favorire la partecipazione.
In una Piazza Duomo già bollente alle 10 del mattino, si sono dati appuntamento molti membri della Guardia d'Onore alle tombe reali del Pantheon di Roma, provenienti da tutta Italia.
Hanno sfilato in divisa scura, con la fascia al braccio, accompagnati dalla banda, fino al monumento di Vittorio Emanuele II, padre di Umberto I, in Piazza Citterio, per raggiungere poi la Cappella Espiatoria, dove si sono schierati mentre un trombettiere eseguiva "Il silenzio".
I pochi monzesi rimasti in città a sfidare il caldo si sono incuriositi ascoltando le note dell'Inno di Mameli o si sono trovati coinvolti nelle inevitabili code provocate dai blocchi stradali, peraltro di breve durata, come la timida contestazione accennata da un piccolo gruppo di persone con uno striscione.
Mentre i partecipanti alla commemorazione si dirigevano verso la chiesa del Carmelo per la messa, la Cappella restava aperta e permetteva ai cittadini di visitare gli interni luminosi del piano superiore, così come gli spazi immersi nella penombra della cripta.
Lì, un cippo in marmo nero ricorda il punto dove avvenne l'omicidio, mentre 180 corone votive bronzee, omaggio di istituzioni e personalità, ricoprono le pareti.
L'esterno dell'edificio è un'alta stele con due grandi croci di alabastro ai lati, illuminate ogni anno nella notte del 29 luglio.
La stele è sormontata da un cuscino sul quale sono appoggiati corona reale e scettro, mentre, tutt'intorno al monumento, gira quello che doveva essere un giardino, ma da anni è un prato spelacchiato, con alberi piuttosto malmessi.
Cappella e giardino, di proprietà del Demanio dello Stato, dovrebbero rinascere a nuova vita da settembre: varrà la pena di dedicarle una visita, magari prima di tuffarsi nelle sale fresche di restauro della vicina Villa Reale.
Report