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SAN FRANCESCOSi è conclusa il 19 aprile l'esposizione dell'opera "San Francesco in meditazione con teschio" di Caravaggio, ospitata al Serrone della Reggia di Monza. È stato un grande successo: grande arte, ottimo allestimento e ingresso gratuito.

È un dipinto con una storia molto particolare: fino al 1967 è rimasto appeso in un'anonima sagrestia a Carpineto Romano, un piccolo paese arrampicato sui monti.
Scoperto e studiato, è stato confrontato con un'opera gemella conservata in Santa Maria della Concezione a Roma.
Dopo anni di discussioni e diatribe tra critici, nel 2009 l'analisi ai raggi X ha rivelato una maggiore cura del dettaglio e la presenza di alcune correzioni nel dipinto ora a Monza, che sarebbe quindi l'unico originale, di proprietà del Fondo Edifici di Culto, proveniente dalla galleria di Palazzo Barberini di Roma
La mostra nasce dalla collaborazione tra il Consorzio Villa Reale, il giornale "Il Cittadino" e diverse associazioni, mentre aziende ed enti del territorio hanno offerto la loro sponsorizzazione.
La storia dell'opera e della vita dell'artista, amato da potenti mecenati, ma uomo dal carattere difficile, vengono raccontate a tutti i visitatori, che siano colti estimatori delle espressioni artistiche, semplici curiosi o turisti domenicali, prima dell'incontro faccia a faccia con il dipinto. 
La visita, della durata di 20 minuti, prevedeva l'ingresso a gruppi: cominciando con la visione di un filmato con interviste a critici e restauratori, per poi accedere a una sala dove una guida spiega gli episodi salienti della biografia di Michelangelo Merisi detto Caravaggio, ma nato a Milano, un grande genio incline alla rissa, morto a 39 anni.
Ecco finalmente San Francesco, rappresentato con il saio lacero, il viso arrossato dal freddo e le mani ruvide.
La sua figura esce potente dall'ombra, come anche il teschio che tiene in mano e fissa intensamente e la croce, posata vicino. 
È l'immagine del Santo che vive la sofferenza di Cristo e medita su "sora morte corporale", ma potrebbe anche rappresentare l'artista, tormentato dopo l'omicidio del rivale in amore Ranuccio Tomassoni, da lui compiuto nel 1606, dopo un punto conteso al gioco della pallacorda.
Uscendo, i colori della Rotonda dipinta dall'Appiani e la luce del cortile della Reggia quasi stordiscono, come il traffico di Viale Cesare Battisti, dopo un tuffo nel XVI secolo di Caravaggio e nel raccoglimento di San Francesco.

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