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FSEUn dato: ad oggi l'Italia ha usato solo il 54% dei 21 miliardi di fondi europei messi a disposizione per il periodo 2007-2013.
E, in questo caso, il risparmio di spesa non è un comportamento virtuoso, ma un intollerabile spreco!

Nella classifica dei peggiori utilizzatori di fondi europei siamo superati solo da Romania e Croazia: incredibilmente, quest'ultima al 31.12.2013 non aveva speso neppure un euro. Il 46% della nostra dotazione residua deve essere utilizzato entro il 2015, altrimenti verrà assegnato ad altri paesi più efficienti nelle decisioni e nella programmazione. Poco più di un anno resta quindi alle regioni per spendere una massa enorme di denaro: il rischio è che la fretta e l'improvvisazione portino a spendere male, in progetti non meritevoli o poco trasparenti. 

Mentre l'Italia cerca affannosamente di recuperare, come fa uno studente poco diligente alla fine dell'anno scolastico,  l'Europa ha aperto un nuovo ciclo di finanziamenti, la tranche 2014-2020.
Sono lì per noi ben 33 miliardi di euro che potrebbero quasi raddoppiare, prendendo in considerazione i cofinanziamenti nazionali obbligatori per ciascun progetto, un vincolo che finisce per trasformarsi in un ostacolo insormontabile per molti comuni, soffocati dal Patto di Stabilità.

E' evidente che non possiamo permetterci di perdere quest'occasione: su questo punto concordano tutte le forze politiche. Peccato che, oltre ad essere scolari poco diligenti, sembra che non siamo capaci di imparare dagli errori del passato.  

Per accedere al gruzzolo, non basta allungare la mano: occorre in prima battuta stendere un accurato piano di gestione dei fondi, il cosiddetto "accordo di partenariato".
Una bozza di questo documento, iniziata da Fabrizio Barca, completata dall'ex ministro Trigilia,  è passata al vaglio della Commissione Europea che ha formulato ben 351 rilievi. Ci è stato chiesto di definire con maggiore chiarezza il sistema di governo dei fondi: è la farraginosità delle procedure e la debordante burocratizzazione delle amministrazioni ad averci penalizzato finora, unita alla cronica incapacità di "fare rete" da parte di molte amministrazioni comunali.

La nuova entità creata ad hoc dal governo Letta, chiamata "Agenzia per la coesione territoriale", non è stata ancora sufficientemente delineata, quanto a struttura e a funzionamento. Siamo stati anche fortemente richiamati alla necessità di concentrare le risorse su poche priorità, verificandone con attenzione la fattibilità ed evitando un'eccessiva dispersione in progetti di piccolo cabotaggio.

La tentazione di rifare daccapo tutto il progetto poteva essere forte per il governo appena insediato, ma il commissario europeo per le politiche regionali ha messo in guardia dalla tentazione di fare tabula rasa, dati i tempi stretti per presentare il documento (entro il 22 aprile). 
Renzi e Delrio hanno dovuto correre, ma la scadenza è stata rispettata e il testo è stato inviato a Bruxelles.
Sono state indicati come obiettivi prioritari il rafforzamento della capacità amministrativa della Pubblica Amministrazione e l'uso efficiente delle risorse ambientali, idriche in particolare.
Ora il piano è  nuovamente alla valutazione della Commissione, che ha 3 mesi di tempo per produrre eventuali osservazioni.
Dopo altri 6 mesi - entro gennaio 2015 -  tali programmi , eventualmente emendati secondo le indicazioni europee, devono essere approvati per poi passare alla fase di realizzazione.

Bruxelles ci ha anche ricordato che" l'obiettivo dei fondi strutturali è quello di rafforzare il tessuto produttivo, soprattutto per le pmi, sostenendo i progetti di  ricerca, innovazione, efficienza energetica (fondo europeo di sviluppo regionale) oltre allo sviluppo e al miglioramento dell'occupazione, promuovendo iniziative di formazione e integrazione sociale (fondo sociale europeo)".

Creati per favorire la coesione e correggere gli squilibri all'interno della UE, non possono servire  per  risolvere problemi nazionali di finanza pubblica , quali l'eccessivo peso del debito e del cuneo fiscale, come invece qualcuno aveva ipotizzato.
Perchè l'Italia magari è uno studente poco diligente, ma sicuramente non è seconda a nessuno in quanto a fantasia e nell'arte di arrangiarsi!

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