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parlamento UEA due mesi dalle elezioni del Parlamento europeo, qualcuno a Monza batte un colpo.

Così giovedì 13, alla Sala Maddalena, si sono trovati, di fronte ad un folto pubblico, Patrizia Toia, europarlamentare del PD, e Andrea Di Stefano, direttore della rivista “Valori” ed esperto di economia, per affrontare le questioni in gioco, moderati da Sergio Civati di Novaluna, organizzatore della manifestazione. Si è parlato di Europa e di situazione politica ed economica ad un livello “alto”, richiamando la storia dell’Unione e le cause originarie della crisi economica.

Per una volta non si è parlato esclusivamente dei problemi contingenti che l’Europa vive, con attenzione esclusiva ai fattori economici delle nazioni componenti, debito pubblico, PIL, deficit/PIL, patto di stabilità, euro problema/opportunità, nazioni “PIGS” e nazioni virtuose, a cominciare dall’“odiosa” Germania della Merkel.

Tutti temi che i nostri media ripropongono a lettori od ascoltatori quotidianamente, come se l’Europa fosse solo un’associazione contabile e finanziaria.

Merito di Novaluna aver riportato al centro del dibattito le grandi questioni nel momento cardine (il voto) della democrazia: dopo (quasi) sessant’anni dalla fondazione della Comunità (1957), prima aggregazione degli stati europei, l’Europa è conforme al progetto originario? Che ne è del “sogno” di un’Unione politica? E perché l’economia, cui si è sempre data la precedenza nei processi di integrazione, è un’economia dove nei 28 stati che compongono l’Unione prevalgono egoismi e interessi nazionali?

“Vaste programme”, direbbe De Gaulle, discutere di questi temi in due ore e mezzo di presentazioni e dibattito, ma solo averli introdotti è opera meritoria.

Dopo il saluto della Presidente di Novaluna Annalisa Bemporad e l’introduzione di Civati, ha preso la parola Di Stefano perdire, sgombrando il campo da equivoci, che la crisi economica che stiamo vivendo, per tanti aspetti devastante, non è colpa dell’Euro.

L’Euro è una moneta, uno strumento di per sé neutro. Qualche responsabilità sulla crisi ce l’hanno quelli che gestiscono la politica monetaria, uomini ed istituzioni. Ma sono stati i mutui subprime ad accendere la miccia, aiutati dallo sgonfiarsi della bolla immobiliare negli USA (e altrove).

Da allora non ne siamo più usciti: i governi hanno dovuto ripianare i debiti delle banche perché non fallissero e con loro tutto il sistema economico nazionale. Dirottando così quella ricchezza che poteva essere impiegata per stimolare l’economia reale.

Ma i mutui subprime sono stati la causa occasionale: le cause remote risalgono agli anni ’80 quando, affermatisi Reagan negli Usa e la Thatcher in Gran Bretagna, si diede luogo alla deregulation più sfrenata in campo finanziario, deregulation che ha portato la “finanza di carta” a volumi incredibilmente più alti del valore dell’economia reale. E comunque condizionando, oltre a quest’ultima, i governi della nazioni. I grandi banchieri di Wall Street hanno una forza tale, anche rispetto al Presidente degli Stati Uniti, da impedire alla politica la regolazione della finanza, come sarebbe auspicabile. E anche l’Europa ne è succube.

Quindi, un caso come quello dei mutui subprime è sempre dietro l’angolo …

Dopo Di Stefano, Patrizia Toia ritorna sulla politica e che ha accennatoal momento difficile che l’idea dell’Europa sta vivendo presso le opinioni pubbliche dei vari Paesi.

La crisi economica, i mai sopiti e ricorrenti nazionalismi trovano un primo capro espiatorio nelle istituzioni “tecnocratiche”, nelle politiche permissive nei confronti dell’immigrazione da sud e da est, nella concorrenza “sleale” di Paesi membri dove i costi sono più bassi, e cresce l’illusione che “è meglio fare da soli”.

Toia ha riconosciuto alcune “colpe” dell’Unione: una certa insufficienza di comunicazione, per cui i cittadini non vengono a sapere quanto l’Europa fa di buono, nel campo della ricerca, nei sussidi a settori economici da proteggere, come l’agricoltura, nel finanziamento di progetti strategici, nella formazione, nei trasporti, nelle comunicazioni etc.

Su questo c’è anche la responsabilità dei media nazionali, che non divulgano abbastanza. Ancora, la riluttanza di certi Paesi (l’Inghilterra, la Polonia) a perdere delle prerogative di sovranità rende difficile il cammino dell’integrazione, lasciando costantemente l’Unione “in mezzo al guado”, dando ai cittadini un senso di incompiuto.

Però l’obiettivo principale è stato raggiunto: l’Europa non ha mai vissuto nella sua storia un periodo così lungo di pace, giustizia, democrazia e prosperità, possiamo dire. Quindi chi sipredispone al prossimo voto deve aver presente una obiettiva visione storica, e non soltanto la stretta attualità, destinata auspicabilmente ad una breve durata.

Dopo gli interventi dei relatori, gli interventi del pubblico hanno toccato molti argomenti: i movimenti neofascisti in Europa, l’immigrazione, la riluttanza di certi Paesi a cedere sovranità (“Cosa ci fa l’Inghilterra in Europa?”), la possibilità di come conoscere le opportunità di lavoro nelle istituzioni dell’Unione.

Ma è stata la questione a tener banco..

Si sono levate alcune voci critiche alle affermazioni di Di Stefano circa un euro “incolpevole”, con riferimenti alle tesi di alcuni economisti italiani favorevoli ad un ritorno ad una moneta nazionale, e, a supporto, alcune dichiarazioni di uomini politici italiani (Prodi, Monti, Visco) ed europei (Attali).

Qui Di Stefano ha replicato ricordando il fallimento di un’intera classe dirigente italiana (politica, imprenditoriale, sindacale), che non è riuscita a realizzare le riforme strutturali necessarie dal 1999, anno di introduzione della moneta unica, in avanti. La nostra condizione attuale, ha detto, dipende anche da questo.

Molte di queste domande sono rimaste senza risposta a causa della ristrettezza del tempo a disposizione, dando così spunto a Civati di poter affermare la necessità di un ulteriore incontro per tentare di esaudire tutte le curiosità.

 

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