Dando seguito alla sollecitazione del segretario cittadino di creare occasioni di approfondimento tematico utili alla riflessione e alla discussione politica, lo scorso martedì 10 settembre, nella sede cittadina di Via Arosio, si è svolto in incontro nel quale Francesco Beretta ed Elena Pagliaretta hanno trattato il tema della riforma della Costituzione.
Tema di strettissima attualità poiché, proprio lo stesso 10 settembre, la Camera dei Deputati ha votato il d.d.l. costituzionale n. 813/2013 istitutivo della Commissione paritetica Camera e Senato per la riforme costituzionali e che detta la modifica dell’art. 138 della Costituzione.
Francesco Beretta ha ripercorso la storia della Carta costituzionale repubblicana, i principi ispiratori della stessa, la sua natura di costituzione rigida e di costituzione contente, accanto ai classici diritti individuali, anche quelli cosiddetti “sociali”, la fase storica e culturale nella quale è stata concepita e redatta la carta, le modalità che portarono alla scelta dei costituenti l’Assemblea e alla costituzione e al lavoro delle Commissioni ristrette: il tutto rappresentando le differenze sostanziali tra la Costituzione della Repubblica e lo Statuto Albertino , vigente fino all’entrata in vigore della Costituzione stessa, nonché la natura e la funzione dell’art. 138 previsto nella Costituzione stessa per la revisione e l’adozione delle leggi costituzionali.
Elena Pagliaretta ha poi proposto, con l’aiuto di una serie di slides, un esame comparato tra i principali modelli di governo e di stato presenti nelle democrazie occidentali, con particolare riferimento al sistema presidenziale degli Stati Uniti, a quello semipresidenziale della Francia e a quello parlamentare con rafforzamento dell’esecutivo proprio del Regno Unito (il modello Westminster).
Il raffronto dei vari modelli costituzionali ha evidenziato un dato importante e preoccupante ad un tempo, ovvero la superficialità e la mancanza di conoscenza con le quali viene trattato il tema delle riforme anche sulla più autorevole stampa nazionale e quanto poco si conosce, effettivamente, del funzionamento di modelli che si vorrebbero traslare nell’ordinamento italiano senza considerazione alcuna del contesto storico e culturale nel quale si sono formati.
Si è avuto modo di constatare come il bicameralismo perfetto e la mancata legittimazione popolare diretta del capo del governo - che vengono molto spesso indicati come le principali cause del malfunzionamento dello stato e dell’instabilità del governo – siano presenti in altri ordinamenti ove tuttavia, grazie anche a meccanismi correttivi, il lavoro parlamentare è più spedito e la governabilità del paese assicurata da robuste maggioranze parlamentari risultato di meccanismi elettorali coordinati con l’assetto costituzionale ivi vigente (esempio su tutti l’Inghilterra col suo governo parlamentare a esecutivo rafforzato).
La riflessione comune che è emersa dalle relazioni e dalla discussione che ne è seguita è che non esiste il sistema costituzionale perfetto e che è metodologicamente pericoloso e scorretto pensare di risolvere i problemi di governabilità del Paese “importando” assetti costituzionali che hanno dato buona prova di sé in altri contesti politici e culturali: questo con particolare riferimento al modello di semipresidenzialismo francese che è una creazione del tutto originale della V Repubblica di De Gaulle e relativamente al quale gli stessi francesi, con una riforma costituzionale recente, hanno ritenuto di volere un riequilibrio dei poteri a favore del Parlamento.
La discussione ha anche riguardato il tema della legittimità e dell’opportunità politica di procedere alla revisione della carta costituzionale attraverso il d.d.l. 813 del 2003 e con i meccanismi nello stesso dettati.
Su questo punto le opinioni, almeno in ordine alla legittimità, si sono distinte: tutti i partecipanti alla serata hanno tuttavia concordato sulla gravità del fatto che sia mancata, nel partito ancor prima che nel Paese, una discussione in ordine a un tema tanto cruciale per lo sviluppo e la modernizzazione del Paese.
Come Francesco Beretta ha avuto modo di ricordare, infatti, i padri costituenti furono solo il “terminale” di una discussione approfondita e diffusa che precedette la redazione della Carta e che trasse linfa dalla Resistenza e dalle menti migliori della cultura cattolica, liberale, socialista e comunista.
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