Dopo l’Assemblea cittadina del 23 aprile scorso, e dopo l’affollata iniziativa tenutasi al Teatro Binario 7 di Monza il 2 maggio con i parlamentari eletti nella nostra circoscrizione, l’Esecutivo cittadino ha messo a punto un documento da affidare alla direzione provinciale e regionale, nonché ai delegati monzesi che partecipano all’Assemblea nazionale convocata a Roma per l’11 maggio.
Un messaggio, alcune proposte, delle indicazioni politiche e di metodo per il dopo (una “linea”), anche tenendo conto dei rivolgimenti che stanno accadendo sul piano nazionale.
Il documento è stato discusso all’interno dei circoli ed infine nell’Assemblea cittadina che si è tenuta giovedì 9 maggio. Potete leggerne il testo definitivo qui .
L’Assemblea è stata aperta da Alessandro Mitola, che ha brevemente ripercorso i passaggi salienti delle ultime settimane, sottolineando come il metodo seguito in questa occasione (momenti allargati di discussione a livello cittadino, elaborazione in Esecutivo e nei Circoli, produzione di un documento di sintesi) possa rappresentare un approccio da utilizzare anche in futuro, soprattutto in vista del Congresso prossimo venturo. Magari con qualche aggiustamento e migliorando l’efficienza, ma comunque facendo salvo l’obiettivo di favorire al massimo la partecipazione e l’espressione del pensiero di quanti hanno a cuore le sorti del nostro partito.
Mitola ha quindi dato lettura del documento proposto dall’Esecutivo e ha passato la parola a Fabio Maggioni, in qualità di presidente dell’Assemblea. Nel dare il via ai lavori Maggioni ha letto un documento fatto pervenire dal gruppo consiliare del Pd di Monza: una lettera di sostanziale condivisione dei 5 punti espressi dall’Esecutivo.
Maggioni ha altresì presentato sinteticamente due emendamenti proposti dal Circolo 6 e dal Circolo 4, lasciando poi la parola a quei componenti l’Assemblea che volevano esporre e motivare di persona gli emendamenti già fatti prevenire in forma scritta.
Ha esordito Sergio Civati, che ha fatto precedere i suoi 6 emendamenti da un’articolata lettura, fortemente critica, del documento, ritenuto un prodotto che risponde soprattutto alla “pancia” del partito, e molto meno alla “testa”: debole sul piano dell’analisi della situazione di emergenza in cui ci si era venuti a trovare e privo di una posizione chiara rispetto all’attuale governo Letta. Un documento che secondo Civati rischia di non essere efficace nella discussione del 10 maggio e che, non comprendendo che non vi erano alternative praticabili rispetto alla soluzione trovata, semplifica e rimuove la realtà. Critico Civati anche nel rilevare contraddizioni tra la richiesta di un Congresso a brevissimo giro di boa e la necessità di far sì che questo sia realmente un’occasione di confronto tra idee e non uno scontro di personalità. Sulle primarie, Civati ha anche invocato la necessità di una riflessione di verifica seria, che porti ad un miglioramento del meccanismo di selezione dei gruppi dirigenti, anche tenendo conto del problema delle correnti, che a suo avviso è una questione che attraversa tutti i livelli del partito, non solo quello nazionale.
Una lunga premessa e alcuni emendamenti sui primi punti del documento sono stati proposti anche da Paolo Pilotto, con l’intento di voler accogliere lo spirito di chi in occasione dell’”Assemblea dei cinquecento” ha voluto ribadire l’importanza di un progetto come quello del Pd: un partito aperto, plurale, nel quale possano convivere diverse anime e in grado di andare oltre antiche appartenenze.
Si è quindi aperta la discussione, nella quale ancora una volta sono state evidenziate le contraddizioni nelle quali il partito si sta muovendo, in modo particolare per quanto riguarda i “compagni di strada” con cui forzosamente il Pd al governo si trova a lavorare (da Formigoni a Lupi, passando per Nicola Cosentino). Così come vi è stato chi ha rilevato la necessità di un forte impegno sul piano interno, per riportare il dibattito dalle correnti al partito, anche sottolineando che è limitativo attribuire tutte le responsabilità solo all’attuale gruppo dirigente nazionale dimissionario.
Il confronto ha in parte rispecchiato riflessioni e tonalità che già hanno avuto modo di emergere nelle precedenti occasioni di dibattito; estremizzando e semplificando: da chi ritiene questo governo un “male necessario”, che può comunque dare risposta ai gravi problemi del nostro paese, a chi ritiene che come partito non siamo affatto tenuti a sostenere Letta e questo governo.
Non è stato possibile integrare e assumere tutti i diversi contributi, tanto che si è dovuto procedere alla votazione dei singoli emendamenti prima e del documento emendato poi, accogliendo uno degli emendamenti proposti da Pilotto.
Sappiamo che quanto è successo nell’Assemblea del 9 maggio è solo un passo in un percorso di definizione della strategia, dell’identità, del bacino di riferimento del Partito democratico che sarà accidentato e che si traccerà cammin facendo. Vogliamo però mettere in evidenza come proprio le difficoltà, gli inciampi, i “distinguo”, le posizioni più intransigenti o più possibiliste siano il segno di un partito vitale e che vuole continuare a vivere, radicandosi sempre più nel territorio e nella società.
In questo modo ritengo si possa interpretare il “grazie” rivolto ai presenti da Giovanna Porro, delegata all’Assemblea nazionale. Un “grazie” per il metodo seguito, e perché Monza sta esprimendo un comportamento virtuoso e scelte coerenti. Come quella di tenere separate le responsabilità politiche da quelle amministrative. Anche la proposta di Claudio Consonni di invitare appena possibile la neoministra italocongolese Cécile Kyenge qui a Monza, nella Regione dove ancora una volta la Lega ha vinto le elezioni, ci indica la possibilità di gettare un ponte oltre le contraddizioni del momento attuale e di proseguire come partito a confrontarci sia con la cosiddetta società civile sia con chi riveste ruoli di governo.
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