Difficile riassumere in poche righe le sollecitazioni e le emozioni che si sono succedute durante l’Assemblea Cittadina di martedì 23 aprile. In una situazione complessa per il PD e in rapida evoluzione (le consultazioni del capo dello stato erano terminate da pochi minuti), l’esecutivo cittadino ha ritenuto necessario riunire tutti gli iscritti e i simpatizzanti per ascoltare la loro opinione su quanto stava avvenendo.
L’intervento di apertura della serata da parte del segretario Alessandro Mitola è un duro richiamo alla responsabilità e all’unità del partito, difende l’istituto delle primarie, chiede al PD una scelta radicale di cambiamento e l’accelerazione delle cammino congressuale in una cornice di regole chiare.
La difesa dell’istituto delle primarie da parte del Segretario è stato accolto da un applauso. Molti dei successivi interventi hanno voluto sottolineare come questo processo partecipativo garantisca il legame tra eletti ed elettori.
Vi sono stati altrettanti interventi che hanno richiamato alla necessità di un principio d’ordine condiviso da applicare nelle sedi istituzionale per garantire il rispetto delle decisioni prese dal partito nelle sedi politiche (con particolare riferimento al comportamento irresponsabile tenuto da molti grandi elettori durante le votazioni per la presidenza della repubblica), sebbene alcuni abbiano chiesto di distinguere il diritto di dissentire pubblicamente e al momento del voto da quanto avvenuto in occasione del voto per Romano Prodi.
La strategia tenuta dal PD nelle ultime settimane è risultata a tutti incomprensibile:
- prima la speranza di far decollare un governo di minoranza;
- poi l’inseguimento del Movimento 5 Stelle, rivelatosi incapace di assumersi la necessaria responsabilità. Un inseguimento a cui si è rinunciato troppo frettolosamente;
- il cambio di strategia in occasione dalle votazioni per la presidenza della repubblica, non tanto nella ricerca di un largo consenso - ampiamente annunciato - quanto nella decisione di concordare il nome di Marini con Scelta Civica e il Popolo della Libertà prima di consultare i grandi elettori dalla coalizione di centrosinistra;
- la prova di forza nella votazione di Prodi che ha messo in evidenza le faide interne al partito;
- la gravissima rottura con Sinistra, Ecologia e Libertà che ha sancito la fine della coalizione;
- infine la decisione di riproporre il nome di Napolitano, probabilmente nel tentativo di interrompere definitivamente la lunga catena di errori di questi giorni.
Ma come ha detto Debora Serracchiani in direzione, bisognerà spiegare alla base del partito la ragione di questo andare a zig-zag.
Per alcuni l’errore parte da molto lontano, fin dal giorno delle primarie dove la composizione delle liste, in particolare delle deroghe, non ha tenuto conto della richieste di cambiamento dal buon risultato di Matteo Renzi che se ne era fatto interprete.
Altri hanno denunciato la presenza di organizzazioni all’interno del partito dotate di finanziamenti propri alternative al partito stesso che hanno messo in evidenza non solo “vecchi rancori” ma anche “nuovi rancori” e come qualcuno di questi gruppi abbia tramato per evitare che decollasse il governo del cambiamento.
Si profila una situazione che ricorda molto quella di cinque anni fa, quando Veltroni si dimise per la l’incapacità di controllare le correnti del partito. Oggi dobbiamo operare affinchè il partito non si divida, perché, per fortuna, la base è unita.
Nonostante l’incertezza del momento (in quel momento non si conoscevano ancora le decisioni del Presidente della Repubblica) si è provata a indicare una strada per uscire dal vicolo cieco ove si è infilato il partito.
Come partito di maggioranza relativa, soprattutto dopo il richiamo di Napolitano, abbiamo il dovere di far funzionare le cose in nome di un principio di responsabilità senza però firmare cambiali in bianco.
Si è criticato l'ordine del giorno della Direzione Nazionale in quanto, sebbene indicasse i temi di interesse del partito (riforme istituzionali, ripartenza dell’economia e difesa del lavoro), non definiva nessun obiettivo minimo e non richiamava esplicitamente a nessuna politica di tipo riformista.
L’eventuale alleanza con Scelta Civica e con il Popolo della Libertà è ormai una scelta obbligata e sarà passaggio molto stretto, “spericolato” per alcuni, dal quale il partito uscirà vincente se saprà guidare una azione politica chiara sostenendo poche proposte e che possano essere sottoposte a verifica scegliendo tra quelle elaborate dai saggi incaricati da Napolitano.
In questo momento è calata la fiducia che i cittadini hanno in noi, la potremo riconquistare solo se sapremo strappare al Moviemento 5 Stelle la bandiera del cambiamento riportando voti dalla nostra parte. Per fare questo dobbiamo dimostrare agli elettori disillusi di essere capaci di auto-riformarci ad esempio rinunciando ai finanziamenti, senza aspettare la riforma dei costi della politica o chiedendo ai parlamentari di auto-ridursi lo stipendio e i benefit, tutte decisioni per altro già ratificate dalla Assemblea Nazionale del partito in tempi non sospetti.
Non sono mancate proposte e scelte più radicali: alcuni propongono di aderire alle iniziative di OccupyPD aprendo i circoli per avvicinare i cittadini, per attivare un processo partecipativo che eviti il ripetersi di queste situazioni o anticipando la prevista campagna di tesseramento uscendo nelle piazze con lo slogan “tesserarsi per cambiare”.
Un coordinatore di circolo dimissionario ha proposto il tesseramento gratuito per protesta o, in alternativa, di non inviare le quote di competenza al provinciale. Più di una persona ha proposto le dimissioni di tutti i coordinamenti, ma, altri hanno fatto notare che questo sarebbe irresponsabile perché farebbe venir meno il sostegno alla azione amministrativa del Sindaco Scanagatti.
Da parte di alcuni è stata avanzata la richiesta di chiedere ai 101 che hanno fatto mancare il loro sostegno della votazione per Prodi che si dichiarino apertamente come altri lo hanno fatto in occasione delle votazioni precedenti e successive.
I Giovani Democratici presenti alla serata hanno manifestato il loro disagio. Già prima delle elezioni per molti era difficile far comprendere ai propri coetanei la ragione del loro impegno politico. Ora sarà ancora più difficile se il PD non saprà rispondere a questa richiesta di cambiamento e rinnovamento della classe politica.
La maggior parte degli interventi ha richiamato alla necessità di aprire la fase congressuale in tempi brevi, per definire le idee e le strategie che devono guidare l’azione politica del partito. Le regole dovranno essere chiare e tali da portare ad una selezione della classe dirigente non legata a questa o a quella corrente, ma agli impegni presi con la base. Una vera classe dirigente non deve aver paura di chi è diverso: il meccanismo della cooptazione (scelgo chi mi è simile) applicato in questi anni, non ha aiutato facendo mancare il confronto in Direzione Nazionale.
L’esecutivo cittadino siè impegnato, tenendo conto della pluralità delle posizioni, di fare una sintesi di quanto discusso e soprattutto delle proposte raccolte nella serata. Il documento o i documenti che verranno elaborati saranno sottoposti alla approvazione di una successiva Assemblea Cittadina.
Seguono alcuni degli interventi a titolo personale che sono stati letti in assemblea e che sono stati inviati alla redazione del sito:
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