C’erano suggestioni da Invasione degli ultracorpi (un film del 1956 di Don Siegel) mentre parlava il Sost. Proc. Bellomo nell’ ultimo incontro al Binario 7 del Ciclo di Incontri della serie “Legalità “ organizzata dal CCR con una grande partecipazione di pubblico presente.
Per chi non lo ricorda nel film una cittadina della California viene invasa da extraterrestri che copiano perfettamente gli abitanti ai quali si sostituiscono durante il sonno. Queste creature si replicano all'interno di enormi baccelli che crescono finché creano copie senza sentimenti ed eliminano gli originali.
Secondo il dr. Bellomo “la Mafia è tra noi. Può essere un vicino di casa, un artigiano o un commerciante, un professionista, un’impresa. Ormai si è mimetizzata nella società, assumendone i modi vivendi ma mantenendo gli obiettivi di sempre: il controllo dell’economia del territorio”. E per quanto riguarda la sua diffusione in Lombardia basta un dato: la nostra regione è la terza nella classifica del valore dei beni confiscati alla criminalità organizzata!
Come si è arrivati a questo? Secondo il dr. Nobili, magistrato della DDA, per sottovalutazione dei primi segnali (fine anni ’70) che pure indicavano la presenza di una nuova criminalità a Milano e in Lombardia (eclatante il caso Ambrosoli – Sindona, anno 1979, in un contesto già caratterizzato da richieste di “pizzo” agli operatori commerciali e, peggio, ai sequestri di persona che sono serviti alla ‘ndrangheta calabrese per finanziare le successive attività criminali.
Sottovalutazione in buona fede da parte dell’opinione pubblica lombarda (“la mafia è solo roba da terroni”) e in malafede da parte dei politici che avevano interesse a ridimensionare i problemi scomodi (è successo anche recentemente ai massimi livelli politici regionali - ndr). A seguire le manifestazioni iniziali c’è stato poi il grande boom del traffico di droga, a partire dall’eroina, fonte di morte per tanti “consumatori” così come di grandi guadagni per i trafficanti, guadagni convertiti in investimenti nel settore immobiliare, soprattutto.
Oggi agli onori della cronaca ci sono casi di politici regionali e anche di imprenditori lombardi collusi, per scelta o per necessità, e questo evidenzia il livello di penetrazione nella nostra società. La negazione del fenomeno mafioso è stata devastante (parole del dr. Nobili) perché ha impedito la tempestiva introduzione di contromisure da parte dello Stato. La mafia è così diventata così potente da permettersi di sfidare lo Stato (è il caso delle stragi degli anni ’90) per diventarne un interlocutore “istituzionale”. Questa sfida si è rivelata un errore perché lo Stato a questo punto ha reagito con organizzazione e legislazione antimafia più efficienti tant’è che la mafia ha cambiato strategia, assumendo un più basso profilo, mimetizzandosi nella società (politica ed economica) in ruoli formalmente legali. Con la speranza che l’attenzione della politica e della società civile si attenui.
Come opera la mafia oggi lo racconta il dr. Mapelli della Procura di Monza.
Il dr. Mapelli segue in particolare i reati economici e cita due casi tipici di evoluzione di impresa mafiosa. Nel settore immobiliare si è passati da attività edilizie in subappalto alla gestione completa di un progetto immobiliare. Questo ha comportato un rapporto diretto, e conseguenti contaminazioni, con le amministrazioni comunali e con professionisti del territorio. Altra forma tipica è conseguente alle ristrutturazioni aziendali che si rendono necessarie per crisi economica e che portano spesso ad “esternalizzare” le funzioni aziendali non “core-business”. La mafia acquisisce tali servizi esterni e diventa fornitore delle aziende, fornitore gradito perché elimina, e possiamo immaginare come, ogni problema sindacale alle stesse.
E la Brianza? Il suo territorio è completamente investito dal fenomeno mafioso. Lo dice il dr. Calabrò, giudice al tribunale di Lecco e moderatore della serata e lo conferma il dr. Bellomo, che ha condotto l’indagine chiamata “Infinito” (territorio interessato Desio).
Anche le ultime vicende che coinvolgono esponenti delle giunte comunali (passata per Monza e attuale per Seregno) ribadiscono il concetto.
Come uscirne? Intanto alcuni recenti provvedimenti legislativi si stanno dimostrando efficaci. Il sequestro e la successiva confisca dei beni costituisce uno smacco notevole per il mafioso, non solo economico ma anche d’immagine. Ma ancora più importante è la diffusione della cultura delle regole nella società: questo fa capire al mafioso di operare in un ambiente ostile. Ci vuole dunque un forte sostegno all’opera dei magistrati da parte della società civile: senza questo sostegno gli operatori della Giustizia si sentirebbero più deboli.
Per questo si prestano ad attività di sensibilizzazione alla legalità con interventi nelle scuole o in serate come quella appena descritta. Spero che il lungo applauso dei presenti sia stato per loro fonte di conforto ed incoraggiamento..
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