Venerdi’ 19 aprile dalle 9,30 alle 17 si terrà presso la Camera del Lavoro, via Premuda 17 un Convegno seminario sul tema della relazione possibile tra futuro del Welfare e contrattazione integrazione sindacale
Il welfare state nasce nel secondo dopo guerra con l’obiettivo di strutturare un compiuto sistema di previdenza, di assicurazione sanitaria e di politiche di riduzione della disoccupazione, in una logica di sviluppo complessivo nazionale ed europeo.
Già prima della crisi economica e finanziaria il sistema di welfare è stato messo in discussione, rinviando alla responsabilità individuale alcune tutele, in particolar modo quelle sociali e previdenziali. La crisi induce inoltre una mutazione del sistema
di protezione sociale: si rafforzano le spinte per un “welfare multipilastro” in cui il welfare integrato/aziendale/territoriale (o secondo welfare) può (deve?) assumere un ruolo/spazio rilevante.
Le parti sociali, aziende e sindacati, sono soggetti che con il terzo settore, le fondazioni, i sistemi assicurativi, mutualistici, concorrono a dare risposte ai mutamenti del welfare con un’ offerta verso il lavoratore/trice nell’ambito del rapporto di lavoro e nei territori.
Ma tra approdi a modelli di welfare integrati, complementari o sostitutivi, gli esiti sono incerti e i rischi sono evidenti: nuove forme di differenziazione, frammentazione e disuguaglianze sociali.
L’iniziativa si pone la finalità di Inquadrare l’argomento, porsi domande, cogliere imutamenti, indicare gli elementi di riforma di un possibile nuovo sistema di protezione sociale, interrogarsi su un possibile modello.
Alcune domande e alcuni contenuti da sviluppare
La crisi accentua l’instabilità di un sistema (economico, politico, sociale).
Sono ancora possibili / proponibili elementi di stabilità, di connessione, di intreccio per un nuovo modello sociale basato sulle distinzioni di funzioni, differenze, competenze, livelli di responsabilità, tra ruoli istituzionali e attori sociali?
La contrattazione sindacale nell’ambito del welfare si indirizza:
1) verso le istituzioni centrali (stato e regioni) per assicurare risorse e livelli essenziali di prestazioni uniformi;
2) nella contrattazione nazionale di categoria e nelle aziende con elementi di protezione sociale del lavoro (pacchetti – benefit per beni e servizi, sanità e previdenza integrativa)
3) nel territorio con la contrattazione sociale a sostegno del reddito (tassazione differenziata, ISEE...), per l’accesso alle prestazioni, per il sostegno e tutela nelle fragilità, fondi crisi, microcredito (...)
Nelle relazioni industriali cosa rappresenta la bilateralità? È luogo di “cogestione”, di responsabilizzazione del sindacato, di nuova tutela del lavoro? E come si concilia con gli strumenti classici dello sciopero, della manifestazione (...)del conflitto per rappresentare ragioni e interessi differenti tra impresa e lavoratori/trici? Quale relazione di dipendenza fra bilateralità e contrattazione?
Dal welfare integrativo sono escluse alcune situazioni di fragilità come la N.A.T. Una esclusione significativa perché il welfare pubblico non interviene con risorse strutturali e sufficienti e non ci sono fondi integrativi a copertura delle spese private(badanti).
Come affrontare questa carenza? È possibile ipotizzare che le aziende possono rimpiazzare i vuoti, i buchi, lasciati dal pubblico? C’è il rischio di nuove e vecchie esclusioni?
Il welfare multipilastro che si affaccia (primo e secondo welfare) sembra non modificare l’impianto, accentuato dalla crisi, di tipo prestazionale/assicurativo/monetario. Permangono insufficienze del sistema di protezione sociale nell’intercettare gli
aspetti di vulnerabilità che si insinuano nella vita delle persone: microfratture relazionali (per malattie, separazioni, eventi particolari...), impoverimento (per percorsi attivati dalle crisi aziendali (CIG, mobilità...), solitudine (monogenitorialità...), carichi di cura famigliari (siamo la prima generazione di cinquantenni/sessantenni che devono occuparsi dei propri figli e contestualmente dei propri genitori anziani). Fattori che abbassano la qualità della vita.
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