Amazon. Yahoo, Paypal sono nomi familiari per gli utenti del web; Cisco e Starbuks Café un po’ meno (Cisco è un produttore di dispositivi per la telecomunicazione, Starbuks è un’impresa commerciale). Cosa hanno in comune queste aziende?
Sono delle Startup di successo internazionale, sono cioè delle aziende, nate da un’idea innovativa e sviluppatesi in un humus fertile, che hanno conseguito risultati economici straordinari.
Se ne é accennato brevemente nella serata organizzata da Novaluna e dedicata proprio alle Startup, cioè alle aziende caratterizzate, come detto sopra, da un’idea innovativa e da un contesto favorevole al loro sviluppo, serata, come la precedente sul Terzo Settore, volta all’esame di strumenti utili per raddrizzare la difficile situazione economica che stiamo vivendo. .
Massimo Vanzi di Novaluna nella sua introduzione alla serata ci spiega che “innovazione genera crescita e la crescita genera lavoro”. Ma come si sviluppa una Startup? L’idea innovativa richiede una forma di struttura “aziendale” per essere implementata, ci vogliono cioè delle competenze e dei mezzi che normalmente l’”ideatore innovativo” non ha. Per questo esistono gli incubatori, cioè degli ambienti di supporto per lo sviluppo di una attività imprenditoriale: gli incubatori possono fornire, secondo necessità, strutture, collegamenti, servizi Internet, business plan, assistenza legale e di marketing, e, fondamentale, per ottenere finanziamenti. Sono incubatori le Università, e anche enti pubblici o privati creati a questo fine, profit o no profit.
Sono diversi anni che anche in Italia è presente il fenomeno delle Startup associato al concetto di innovazione, afferma il giornalista Emil Abirascid, direttore del periodico Innov’azione, un esperto che scrive da anni su innovazione e imprese innovative (i precursori sono stati gli USA a partire dagli ani ’90). A suo parere si tratta di un fenomeno globale che contribuisce a cambiare il contesto economico, industriale e anche sociale. Lineamenti peculiari delle Startup sono la collaborazione reciproca, la mancanza di timore per possibili fallimenti, l’approccio al mercato globale.
Per partire è sufficiente: computer, internet e cervello. Facendo un confronto tra startup e azienda tradizionale, in sintesi Abirascid le distingue così: startup uguale cervello-idee senza risorse finanziarie, rete commerciale e struttura organizzativa; azienda ha tutto ma forse poche idee innovative.
Carlo Abbà, assessore alle Attività Produttive al comune di Monza, ha invece illustrato le caratteristiche degli incubatori. Memore del suo recente passato (dal 2007) di consulente aziendale e di finanziatore di startup ne ha elencato le varie tipologie, le modalità di gestione dei vari progetti, che potranno diventare startup, se di sufficiente concretezza. Ha insistito sulla necessità di creare un “ecosistema startup”, cioè un contesto favorevole all’innovazione nel nostro territorio; il Comune darà il suo contributo in questo senso. Ha infine accennato al Decreto Sviluppo recentemente approntato dal Governo: in esso ci sono molti riferimenti che riguardano le startup, tra gli altri il fatto che si possano retribuire i lavoratori con quote societarie e ancora, un eventuale fallimento non abbia conseguenze economiche (ad esempio per un successivo accesso al credito).
Parliamo adesso di finanziamenti, perché senza soldi non si va da nessuna parte!
Per le Startup ci sono fonti di finanziamento specifiche, cui si accede attraverso associazioni senza fini di lucro, come gli Italian Angels for Growth. Lorenzo Franchini, che ne è il managing director, ha illustrato la missione della sua associazione, che è appunto quella di trovare finanziatori per le startup che meritano. Si, perché per ciascuna startup che si rivolge a loro per un finanziamento viene attivata un’”istruttoria” che valuta le probabilità di successo dell’impresa e quindi si conclude con un si o con un no alla richiesta di finanziamento.
Gli enti che effettivamente finanziano sono fondi, fondazioni o investitori vari, mai direttamente le banche! Chi investe nelle startup lo fa innanzitutto per soldi, ma anche per motivazioni ideali (esempio contributi alla ricerca, restituire qualcosa alla società da cui si sono ottenuti benefici etc). Gli Italian Angels hanno procurato finanziamenti finora per l’ICT, Internet, Elettronica, Agroambiente e Biotech. Infine, come vanno le startup? Franchini fornisce una statistica (più o meno significativa visti i numeri ancora relativamente bassi, si parla di una ventina di startup da loro finanziate): su 10 startup avviate, 5 falliscono, 3 vanno moderatamente bene (c’è il ritorno del capitale investito), 2 hanno successo e producono un grosso guadagno per gli investitori.
Una di queste ultime è la UP (Underground Power) il cui titolare, Andrea Pirisi, ha raccontato l’idea innovativa e la genesi della società. L’ambiente in cui è maturata e sviluppata l’idea è l’Università, il Politecnico di Milano.
Partendo dal fatto che alcuni materiali sono soggetti all’effetto piezoelettrico, cioè se sottoposto a pressione generano energia elettrica, ha pensato di utilizzare questa proprietà sfruttando il traffico stradale. Posizionando dei dossi di altezza limitata in prossimità di punti ad elevato traffico e inserendo sotto i dossi lastre di materiale piezoelettrico opportunamente collegate agli enti distributori, si produce energia elettrica pulita in quantità proporzionata al traffico. Si comprende l’interesse degli enti locali “proprietari” delle sedi stradali che si trovano disponibile un’inattesa forma di entrate finanziarie!
L’UP è ormai ben avviata e con ottime prospettive di sviluppo. Pirisi sottolinea il fatto che gli esempi di successo e guadagni milionari sono numerosi in tutto il mondo e questo spinge tanti (soprattutto giovani) a provarci!
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