Quest’anno ricorre il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II (1962, e si concluderà qualche anno più tardi) e per l’occasione i Padri Barnabiti di Monza hanno voluto rinnovarne la memoria con una serie di iniziative. La più recente, una conferenza di Raniero La Valle al Teatro Villoresi.
E’ stato molto emozionante rivedere Raniero La Valle dopo tanti anni: chi scrive non ha dimenticato i suoi reportage su TV7, mitica trasmissione di approfondimento giornalistico degli anni ’60: negli stessi anni in cui si coprivano le gambe delle ballerine, un gruppo di giornalisti (con la G maiuscola) raccontava senza censure fatti e misfatti della società italiana e internazionale.
Insieme a Raniero c’erano Ettore Masina, Sergio Zavoli, Giuseppe Fiori, Pier Paolo Pasolini…
Torniamo alla serata sui “Racconti e testimonianze dal Concilio”, come è stata chiamata la conferenza. L’81enne Raniero ha rammentato con invidiabile lucidità la sua esperienza di giornalista accreditato per seguire il Concilio per conto de “L’avvenire d’Italia”, giornale cattolico bolognese che dirigeva.
Il suo giornale, grazie alle sue cronache, diventa uno dei più prestigiosi organi di informazione sull'evento. La Valle contesta un po’ il titolo dell’incontro: non gli piace la parola racconto, quasi fosse sinonimo di pettegolezzo; preferisce parlare del contesto storico, del significato, del dibattito ancora in corso su uno degli eventi più importanti e non solo sul piano religioso, del 20° secolo.
Non può però fare a meno di citare i due momenti che gli fecero capire che quello a cui assisteva non era solo un’assemblea di vescovi, ma diventava veramente un Concilio. Il primo fu in occasione delle votazioni sulle Commissioni Conciliari.
La Curia Romana, che organizzava le attività del Concilio, aveva già compilato la lista dei componenti, probabilmente inserendo persone “fidate” e le aveva così presentate all’assemblea per l’approvazione.
L’assemblea rifiutò il metodo e negò l’approvazione con la motivazione che non si potevano votare nomi sconosciuti ai più.
Il secondo momento fu quando il cardinale Ottaviani, prefetto della Congregazione del Sant’Uffizio, responsabile dell’ortodossia religiosa, presentò un documento fortemente polemico con il protestantesimo. Anche qui i vescovi rifiutarono il documento ed ottennero da Papa Giovanni che il testo fosse riscritto insieme alla Commissione sul Dialogo interreligioso, che aveva ben altra apertura.
Proprio l’apertura nei confronti delle altre religioni è stato una delle scelte significative del Concilio, (uno degli esempi più eclatanti è stata la reciproca cancellazione delle scomuniche tra Cattolicesimo e Chiesa Ortodossa) così come l’affermazione che la Salvezza può venire anche osservando altre Fedi.
Il Concilio ha avuto come riferimento un Dio della Misericordia piuttosto che un Dio della Giustizia. E’ mancata invece la riforma della struttura della Chiesa: il Concilio doveva chiedersi: come si pone la Chiesa oggi nell’adempimento della sua missione? Domanda che metteva in discussione la gerarchia e le relazioni con il popolo dei fedeli.
Questa eredità del Concilio non ha avuto seguito.
La riforma liturgica e le conseguenti reazioni (scisma di Lefebvre) hanno spaventato la Chiesa: lentamente, burocraticamente, si è fatto in molti casi marcia indietro.
L’ultimo evento in questo senso è stata la concessione di reintrodurre il rito in latino su richiesta dei fedeli. Anche i rapporti tra Papa e le Conferenze Episcopali non si sono sviluppati in senso “democratico”.
(Raniero La Valle si dimetterà dalla direzione del giornale nel 1967, negli anni difficili del post-Concilio, in cui iniziò la spinta "normalizzatrice" delle tendenze progressiste che si riconoscevano nel magistero del card. Lercaro e della "scuola di Bologna”)
Nonostante queste “resistenze” La Valle è fiducioso.
Come aveva anticipato Padre Davide dei Barnabiti, tutti i Concili, anche quelli dei primi secoli dell’era cristiana, hanno avuto bisogno di tempo per essere “digeriti”, sia dalla struttura che dal popolo dei fedeli. Per cui è importante la testimonianza di chi, come Raniero, c’era, ma anche di quelli che vengono dopo, attraverso la trasmissione della memoria, che mantiene attuali, per mezzo di continue elaborazioni, le conclusioni del Concilio..
Come ha scritto recentemente Raniero La Valle, “Cinquant’anni sono solo le prime ore del giorno.”
Forse siamo arrivati solo al mattutino. Per giungere all’ora sesta, quando finalmente in un’unica luce risplenderanno i lumi accesi dagli uomini nei secoli dei lumi, e il Lumen Gentium, il lume di ogni tempo proclamato dalla Chiesa del Concilio, occorre il concorso di tutti, discepoli, dottori, pastori, maestri. Ciascuno secondo i suoi carismi e per la sua parte.
Perciò noi più anziani diciamo a voi, Chiesa più giovane, a ciascuno per quanto gli compete, “Il Concilio è nelle vostre mani”.
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