Esiste un sito Internet (www.lamiaaria.it) nel quale è possibile verificare la qualità dell’aria che respiriamo. Si può impostare la località che interessa e si ha in risposta la situazione della qualità dell’aria nelle varie ore della giornata e quindi il possibile inquinamento.
Ci sono sei livelli di classificazione della qualità, da eccellente a pericolosa passando per mediocre, insalubre etc.
Consulto il sito periodicamente, più per curiosità che per altro, ed i livelli per Monza sono quasi esclusivamente quelli intermedi, tra mediocre e insalubre; quest’ultimo significa che “tutti i soggetti possono cominciare ad avvertire effetti sulla salute. I membri dei gruppi sensibili (es. persone affette da malattie respiratorie) possono andare incontro a rischi sanitari importanti”.
Non ho mai verificato l’attendibilità scientifica del sito, ma un recente studio dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulla qualità dell’ambiente urbano fornisce una significativa conferma, accentuandola in senso negativo.
Secondo l’ISPRA Monza è una città con l'aria tra le peggiori d'Italia.
Non aiuta la posizione nell’ambito della pianura padana e la vicinanza con Milano: le città del bacino padano hanno superato frequentemente il valore del limite giornaliero del PM10 (20 microgrammi per metro cubo consigliato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’area Milano-Monza supera tale soglia per più di 70 giorni all’anno. .
Lo studio ha considerato anche il consumo di suolo, i criteri di smaltimento dei rifiuti, la presenza di siti contaminati e di stabilimenti a rischio di incidente rilevante (Rir). E queste sono le valutazioni per Monza: male il consumo di suolo, nel 2007 era già al 47% contro un 25% negli anni ’50; bene per i rifiuti, nel 2009 la percentuale di differenziata era del 50%, meglio di tanti altri capoluoghi. I siti contaminati individuati sono stati 24, di cui 14 già bonificati.
Meno bene sul fronte Rir, stabilimenti a rischio di incidente rilevante, stabilimenti in cui sono o possono essere presenti sostanze potenzialmente pericolose utilizzate nel ciclo produttivo o semplicemente in stoccaggio, in quantità tali da superare determinate soglie che sono stabilite dalla normativa "Seveso".
A Monza, nel raggio di 2 chilometri ve ne sono ben 10.
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