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Giornalisti sotto assedio
Tg faziosi e giornalisti minacciati. A 3 giorni dalla manifestazione di piazza del Popolo purtroppo la situazione della tv pubblica è questa. A Rai Uno è braccio di ferro tra la redazione del tg1 e il direttore che sabato sera è riuscito ad andare in onda con un editoriale contro la manifestazione della FNSI a Rai Due Sandro Ruotolo della redazione di AnnoZero riceve una lettera anonima con minacce di morte e Anno Zero è un “sorvegliato speciale”, per via dell’istruttoria che il PD chiede al governo di ritirare.

Libero, Il Giornale e il TG1. Ormai è un trio affidabile per Berlusconi con Augusto Minzolini che scambia il principale tg del servizio pubblico pe runa dependance di Arcore e alle 20 di sabato manda in onda un suo editoriale con un giudizio negativo sulla manifestazione di Piazza del Popolo
Editoriale condannato dal presidente Rai, Paolo Garimberti, che lo ha giudicato assolutamente irrituale e ha scritto al direttore generale Masi e porterà il caso nel Cda. Non solo, “Minzolini dovrà risponderne in commissione di Vigilanza”, annuncia il presidente Sergio Zavoli, nell’audizione già prevista per lui e altri direttori.
Ma Minzolini se la prende anche con il sindacato , dato che nell’edizione delle 20 è stato letto (con l’autorizzazione del direttore generale) un comunicato del comitato di redazione: «Il Tg1 non è mai stato schierato, nella sua storia, contro alcuna manifestazione, mentre sabato il direttore lo ha allineato contro la manifestazione del sindacato unitario dei giornalisti, cui ha aderito una moltitudine di cittadini, anche chi «ha manifestato per il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione. E cui sbrigativamente è stato detto di aver
fatto una cosa “incomprensibile”. Il Tg1 ricorda il Cdr, «ha per sua tradizione un ruolo istituzionale, non è un tg di parte, ma servizio pubblico e rispetta ogni opinione per non mettere in gioco la sua credibilità”.
E come replica il direttore? Lapidario: “È’ la dimostrazione che c’è chi manifesta per la libertà di stampa ma è intollerante verso chi ha un’opinione diversa!”. Invece il cdr del Tg1 con coraggio e puntualità recupera almeno in parte la credibilità del servizio pubblico che proprio il direttore Minzolini ha gravemente offeso. Certo, il diritto di esprimere la propria posizione è sacrosanto, non lo si fa con un video nel TG che si dirige, finendo per affossare una istituzione importante minandone la credibilità

“L’editoriale di Minzolini è una svolta per il Tg1 – commenta Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del PD -. Il principale Tg italiano abbandona, anche formalmente, ogni profilo istituzionale e scende in campo con una polemica contro una manifestazione di forze sindacali e di
opposizione cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone. Non ci sono precedenti di un simile stravolgimento di un telegiornale del servizio pubblico. Chiedo che la Commissione di vigilanza sulla Rai accerti se il direttore del Tg1 può darsi ad una militanza degna del miglior Fede”.


Per il segretario del Pd, Dario Franceschini, “c'è una metà del sistema informativo che oggi è intimidito. Perché si tratta di intimidazione quando un capo del governo dice agli imprenditori "non fate pubblicità sui giornali, o quando c'è l'offensiva sulle testate o addirittura sui singoli giornalisti. Rispetto a questo abbiamo il dovere di fare opposizione, abbiamo il dovere di dire che controllare la comunicazione può significare accendere i riflettori, lo abbiamo visto, quando serve, quando vuol dire trasformare la consegna di alcune case ai terremotati in un evento mediatico. E per questo si cambiano i palinsesti, si annullano le trasmissioni. Quando invece serve non fare vedere la disperazione dei precari della scuola, che manifestano pacificamente in tutte le città davanti ai provveditorati, quello allora non si deve fare vedere. Allora i riflettori si spengono, perchè non si deve capire cosa sta avvenendo silenziosamente. Bene, nessuno si appropri della battaglia per la libertà d'informazione, le decine di migliaia di persone intervenute a piazza del Popolo sono venute perché hanno capito che è in discussione qualcosa: la libertà di informazione nel nostro Paese. E hanno capito che le libertà nel 2009 non vengono messe in discussione come avveniva per la privazione di libertà nel secolo scorso. Vengono messe in discussione non dal punto di vista formale, ma dal punto di vista sostanziale. Ed è quello che sta avvenendo esattamente per la libertà di informazione”.

Giorgio Merlo del Pd, vice presidente della Commissione di Vigilanza Rai ammonisce: “Il servizio pubblico non è e non può essere la sommatoria delle faziosità. Se così fosse, cesserebbe di esistere la sua stessa funzione. Ma la vera emergenza, se così si può definire, è nell’informazione quotidiana dei Tg. Gli opposti estremismi che si registrano nelle trasmissioni dei vari approfondimenti politici è ormai un dato di fatto. Ma se i Tg assecondano questa deriva si corre il serio rischio di trasformare la Rai in una grancassa propagandistica e militante. L’esatto contrario di ciò che prevedono regolamenti, regole e principi del servizio pubblico”. E annuncia: “Credo sia giunto il momento - e domani lo chiederò formalmente in Ufficio di Presidenza- di ascoltare i direttori dei Tg e i conduttori dei programmi di approfondimento politico. Sono troppe le anomalie e le eccezioni che si ripetono quotidianamente e che sono, come è evidente a tutti , al di fuori e al di sopra di tutto ciò che è sevizio pubblico. Dagli editoriali dei direttori dei Tg -cosa nota e frequente anche in passato- ai monologhi senza contraddittorio in alcune trasmissioni, dal giornalismo ostentatamente militante alla adulazione acritica verso il potere. Eccezioni che non possono essere semplicemente tollerate”. C’è un peccato originale? Si per Michele Meta capogruppo PD in commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera dei Deputati e coordinatore nazionale della Mozione Marino: “Lo sfogo del direttore Minzolini contro una manifestazione pacifica con migliaia di persone in difesa della libertà d’informazione, è diretta conseguenza del gravissimo errore commesso con il blitz sulle nomine RAI deciso prima dell’estate a Palazzo Grazioli. La risposta del direttore del TG1 al comunicato del cdr evidenzia ancora di più la distanza abissale tra l’attenzione dei tanti professionisti dell’informazione RAI per un’informazione obiettiva e trasparente, e la concezione di servizio pubblico di Minzolini estranea all’etica ed ai doveri del giornalismo democratico”. Lo afferma il Michele Meta.

Ma perché nel frattempo il governo vuole indagare su Anno Zero, sostituendosi alla Commissione parlamentare di vigilanza? E’ quanto chiede un’interrogazione presentata dal gruppo del Pd, a prima firma Paolo Gentiloni, che sarà discussa alla Camera durante il Question time di Montecitorio

“Il governo ha aperto, con un’improvvida ed inedita iniziativa, un'istruttoria nei confronti di una singola trasmissione televisiva della Rai. Dalla vigente legislazione e dal contratto di servizio si evince che compiti prioritari della concessionaria siano la libertà, la completezza, l'obiettività e il pluralismo dell'informazione, e si riconosce alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi la competenza in materia di indirizzo e controllo del pluralismo mentre all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni spetta il potere di irrogare sanzioni sui singoli programmi e di far rispettare il contratto di servizio. Quali iniziative urgenti intenda ora assumere il governo per far rientrare la propria azione nel pieno rispetto della legislazione vigente e delle prerogative delle altre istituzioni”.

Come se non bastasse arriva la lettera anonima con minacce di morte per Sandro Ruotolo, il più stretto collaboratore di Michele Santoro per "Annozero", con lui dai tempi di “Samarcanda”. Una lettera spedita a casa Ruotolo contenente particolari che fanno capire come il reporter sia stato pedinato e tenuto d'occhio da parte di sconosciuti. Ora indaga la Digos di Roma e il giornalista afferma: “Continuerò a fare il giornalista con la schiena dritta, queste cose non mi fermano”.

Solidarietà da Paolo Gentiloni , da Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato e da altri esponenti del PD come il senatore Fabrizio Morri, capogruppo in Vigilanza, che nota come "le minacce a Sandro Ruotolo sono segno inquietante dei veleni che circolano a piene mani nella società italiana e nel mondo dell'informazione. Minacce che non vanno sottovalutate perché è del tutto evidente che vi sono ambienti, in questo Paese, che non amano il lavoro coraggioso, autonomo e indipendente di giornalisti come Ruotolo che scavano nella realtà". Vincenzo Vita iscrive le minacce nella “situazione particolarmente anomala vissuta dall'Italia".

“Leggo con sconcerto e apprensione che la corsa alla barbarie in questo Paese continua." Così Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Partito Democratico, commenta le minacce di morte rivolte a Sandro Ruotolo.

"Nell’esprimere tutta la mia vicinanza e solidarietà a Sandro Ruotolo che una lettera anonima minaccia di morte, chiedo al ministro dell’Interno e a chi è preposto ai servizi segreti - fa sapere Marino- di attivarsi e di impegnarsi a fondo per smascherare chi sta dietro a queste ignobili minacce”. A mettere l’accento sulle ultime inchieste del giornalista sulla mafia è Beppe Lumia: “Il giornalismo d’inchiesta libero e indipendente dà molto fastidio, perché porta all’attenzione dell’opinione pubblica la ‘questione mafiosa’, mettendo in luce le collusioni con la politica e l’economia. Su questa vicenda bisogna andare fino in fondo e tenere alta l’attenzione. Il nostro Paese ha bisogno di un’informazione che abbia il coraggio di raccontare ai cittadini gli effetti devastanti prodotti dalle mafie a scapito della legalità e dello sviluppo”.
Mentre Walter Veltroni parla di “minacce gravissime. Il lavoro di ricerca della verità, l’approfondimento e l’analisi sono il segno migliore di un giornalismo civile. Ruotolo si è sempre occupato di vicende difficili e delicate, gli ribadisco l’impegno a sostegno della legalità contro ogni tentativo di chiudere la bocca all’informazione”.


Marco Laudonio

Foto di Francesca Minonne, dall'album "Piazza farabutta"

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