La carenza di case popolari è anche a Monza e in Brianza un problema fisiologico.
Secondo uno studio di Cisl Mb in Brianza mancherebbero circa 8000 nuovi alloggi, da offrire da qui al 2018. Cifre importanti che danno l'idea di quanta richiesta di abitazioni a prezzi non di mercato ci sia sul nostro territorio.
Snocciolando i dati della Cisl, si scopre che circa la metà delle domande di abitazione (arco temporale 2009-2018) proviene da cittadini stranieri che risiedono o sono presenti a Monza.
«Coincidono con la fascia più debole e pertanto quella che incide maggiormente sulla domanda di edilizia sociale – afferma Isidoro Pavesi, segretario generale Sicet Brianza - Senza parlare poi di anziani sotto sfratto, malati terminali e portatori di handicap: nuove categorie e nuove povertà si impongono così nello scenario della domanda, richiedendo edilizia a basso costo in affitto».
Se si guarda però l'offerta edilizia libera, si scopre che ci sono 4000 mila alloggi sfitti o invenduti che andrebbero “smaltite”, prima di concedere nuovi permessi edilizi.
Rilevante il fatto ribadito dalla Cisl, di come attraverso il Pgt mai approvato dalla Giunta Mariani, si sarebbero consumati molti ettari di aree agricole: «Con questo ritmo si sarebbe consumato in soli 26 anni tutto il territorio libero del capoluogo».
Quindi la parola d'ordine è costruire meno, prediligendo il recupero di aree industriali dismesse e incrementare la percentuale di edilizia sociale e convenzionata.
Fra le aree più importanti da recuperare, secondo la Cisl, ci sono sicuramente l'area dell'ex macello, il carcere di via Mentana e l'ex caserma in piazza San Paolo.
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