Giovedì 13 ottobre si è svolto l’incontro tra il Direttore del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza Dottor Petraroia e i rappresentanti delle associazioni aderenti al movimento “La Villa è anche mia”.
Lo scopo principale è stato un sopralluogo delle parti abbandonate della Villa per un esame delle loro condizioni.
Tuttavia, nel corso della visita si è parlato più volte del Consorzio, delle sue finalità e del suo stato attuale e futuro.
La visione dei grandiosi ambienti del secondo piano nobile, ha consentito di fare una importante constatazione: il loro degrado non è dipeso tanto da utilizzi impropri e devastanti, come avvenuto in altri monumenti consimili, quanto soprattutto dall’abbandono durato oltre un secolo. Ne è testimonianza, tra l’altro, la presenza di grandi specchiere, ancora intatte.
Pertanto iI restauro del corpo centrale della Villa, che forma oggetto del Bando di Infrastrutture Lombarde S.p.A., potrebbe essere molto meno costoso rispetto ad altre situazioni.
Questa considerazione suggerisce un approfondimento della congruità degli stanziamenti previsti dalla concessione (23 milioni di euro, di cui 19 come contributo a fondo perduto della Regione, secondo una forma di project financing impropria e improponibile per un bene culturale) , su cui non a caso pende il ricorso al TAR.
Per quanto riguarda il Belvedere, la sua destinazione a un ristorante, cantina ed enoteca esclusivi, in contrasto con il libero accesso del pubblico previsto dal progetto Carbonara, secondo il Direttore del Consorzio potrebbe essere ridiscussa in fase di progetto esecutivo.
L indicazioni più importanti, e allarmanti, emerse dall’incontro riguardano il ruolo e lo stato del Consorzio.
Il Dottor Petraroia ha dichiarato che non è nelle intenzioni dei soci fare del Consorzio un ente di gestione.
La gestione del monumento sarà affidata di volta in volta, e per le diverse parti del monumento, a privati concessionari, secondo le indicazioni dei singoli soci.
Così si sta procedendo per il corpo centrale della Villa, così per l’insieme del Parco, oggetto attualmente di sotterranei conflitti tra soci, così si farà per le altre parti del complesso (a partire dalle scuderie, sede storica dell’Istituto Statale d’Arte, una volta cacciata questa scuola).
Un ruolo dominante avrà in particolare la Regione tramite Infrastrutture Lombarde S.p.A., in base al piatto principio che essa è l’unica disposta e interessata a “metterci i soldi”.
Alla domanda di quale sarebbe, stando così le cose, il ruolo del Consorzio, Il Direttore ha dichiarato che esso consiste nella realizzazione del brand della Villa e del Parco, cioè del logo e dell’immagine coordinata del complesso.
Le intenzioni dei soci sono comprovate dalla loro sostanziale inazione nel mettere il Consorzio in condizioni di operare: i beni di proprietà dei soci non sono stati ancora conferiti al Consorzio, le quote di bilancio che dovrebbero essere a carico dei singoli soci, peraltro facoltative (!), non sono state nemmeno fissate. E mentre il Comitato Scientifico previsto dallo Statuto del Consorzio è di là da venire, notizie di stampa dicono che la concessionaria ha già nominato un suo comitato scientifico.
In conclusione: il Consorzio si presenta, e si prospetta, come una giungla, con la presenza di un re leone, la Regione, e un gregge di pecore.
Il primo che detta la legge del più forte, le seconde ben disposte a subire e a nutrirsi di briciole, purché non gli si chieda nulla.
Data questa situazione, potrebbe apparire giustificata la posizione di quanti, constatando la sostanziale inutilità del Consorzio, propongono la sua chiusura e il ritorno allo statu quo ante.
Ma è una posizione che non può essere accettata, perché non farebbe che avallare il disordine attuale e tornare all’abbandono e ai colpi di mano del passato. E in particolare alla separazione di Villa e Parco, punto di partenza per ogni ulteriore frazionamento speculativo.
Occorre invece intraprendere una azione coordinata, che renda consapevoli i soci del loro ruolo di portatori di un interesse pubblico, consistente nel restituire al monumento, nella unitarietà di Villa e Parco, il suo straordinario valore culturale e ambientale. Su questa base imprescindibile potrà costruirsi anche una solida valorizzazione economica, intesa non solo in termini di bilancio dell’ente, ma anche e soprattutto di apporto all’economia del territorio.
Occorre far prendere coscienza del fatto che il monumento costituisce una risorsa su cui investire, e non un patrimonio da spremere fino al suo esaurimento come bene culturale.
Occorre far capire che questo moltiplicatore culturale, ambientale, economico, comporta oneri di gestione corrente di minima entità rispetto ai bilanci dei soci, facilmente reperibili con un minimo di costing review, come base e garanzia del fund raising (anche da parte di mecenati privati) destinato agli investimenti.
Occorre inoltre che nessun socio sia più socio degli altri, e che tutti contribuiscano ai costi di gestione non coperti dai ricavi (cosa inevitabile per un valore culturale e ambientale) in proporzione dei rispettivi bilanci, senza alcun riferimento a beni conferiti o non conferiti. Coerentemente, occorre disattivare la soggezione del Consorzio a Infrastrutture Lombarde S.p.A., prevista dall’accordo di programma ma priva di giustificazione in termini di finalità del Consorzio e lesiva della sua autonomia e ragion d’essere.
Occorre cercare di allargare la base sociale, possibilmente a fondazioni come la Cariplo.
Occorre che il Consorzio sia dotato di una struttura direttiva adeguata, analoga a quella di altri enti similari, secondo il modello delineato dal progetto Carbonara.
Occorre che le concessioni affidate ai privati riguardino solo compiti esecutivi e non funzioni direttive, limitati nella dimensione e nella durata, e quindi tali da essere rimessi a gara alla scadenza.
Occorre che il PD adotti una linea forte e comune a tutti i livelli istituzionali coinvolti, e che si adoperi perché tutti i soci agiscano in modo coordinato e responsabile per il conseguimento degli obiettivi fissati nello Statuto del Consorzio.
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