Davanti a un pubblico di piccoli e medi imprenditori, di funzionari d’azienda e di consulenti, in una bella villa a Valmadrera, il dr. Corno del Centro Studi Impresa ha introdotto i lavori sul tema “Dove va l’economia”.
“ Questa è un’azienda in cui tutti si sentono partecipi. Non a caso sente pochissimo la crisi economica.
E’ un esempio ed un auspicio di cultura aziendale che risuona più volte nel corso dell’incontro. Proprio oggi, quando manca soprattutto la fiducia, le banche sono in crisi di liquidità, le imprese sono senza ordini.
Per il vice-direttore del Corriere della Sera Daniele Manca, assistiamo ad una crisi del mondo occidentale, ed in una certa misura , del capitalismo stesso.
Le banche hanno operato più sul credito che non sugli investimenti. Ora hanno bisogno di liquidità, ma il denaro non sempre va dove serve
Oltre alla fiducia manca il rispetto delle regole, dell’affidabilità dei contratti
Ciò che si sente maggiormente, in una crisi così globale, è la mancanza di figure di statisti. I politici attuali sono preoccupati solo della loro rielezione.
Se la Merkel non avesse ostacolato gli aiuti alla Grecia un anno e mezzo fa, ora non saremmo in questa situazione.
Sarkozy si è opposto all’ingresso della Turchia nella C.E. Oggi Erdogan fa la voce grossa, perché la sua economia prospera. E attira investimenti! Attualmente Unicretit ha più clienti in Turchia che in Italia.
Meglio non pensare di uscire dall’euro. Qualche industriale potrebbe rimpiangere le svalutazioni competitive che l’€ impedisce. Ma sappiamo cosa vuol dire abbandonare la moneta unica? Cosa accadrebbe dei ns. debiti, dei nostri titoli di stato emessi in €, dei mutui per la casa, ecc.? Subiremmo una perdita di potere d’acquisto dell’Italia, che in ultima analisi non converrebbe neppure ad es. alla Germania che esporta molto verso di noi.
Occorre prendere decisioni importanti. La Ferrero continua ad esplorare nuovi mercati, con nuovi prodotti, e non risente della crisi. Ma Tremonti due anni fa non ha fatto scelte di sviluppo che ora paghiamo.
Spazio per crescere ce n’è. Il mondo chiede il ns. know-how
Carlo Guglielmi, presidente della Cosmit sottolinea che oggi è importante la trasmissione delle competenze. Ma c’è ritrosia a chiedere, ed anche gelosia nel rivelare.
Mancano gli statisti, è vero, ma manca anche la cultura nella quale possano crescere. E’ vero che di grandi statisti ne nascono pochi, ma non nascono per caso. Occorre il contesto culturale. Dobbiamo reagire al degrado della cultura, del quale un esempio è l’involgarimento del linguaggio.
Dovremmo ricordare poi che fa parte della cultura d’impresa anche il reinvestire gli utili nell’impresa stessa.
E’ poi importante il rispetto delle regole
Anche da noi, nelle nostre associazioni, chi non rispetta le regole, chi sgarra….fuori!
Nella politica attuale vi sono grandi carenze. Noi p/m imprenditori dobbiamo scendere in campo, ed agire nelle associazioni. Basta con lo strapotere dei grandi in Confindustria ( tipo Telecom, ecc.) Noi siamo diversi. Non possiamo far sentire la nostra voce solo in occasione delle elezioni.
Come già detto c’è un problema di cultura. E si è insinuata negli ultimi anni la tendenza a non il rispettare le regole.
Gli obiettivi della politica economica vanno ripensati. Ad es. la difesa del Made in Italy, va ripensata.
Non è il fatto che tutto nasca rigorosamente in Italia che conta. Alla Fontana Arte si utilizzano stilisti di tutto il mondo. Dovremmo dire che quei prodotti non sono Made in Italy? Ciò che il mondo apprezza è l’impronta di un sistema culturale, Il nostro appunto, che va difeso e coltivato.
In conclusione: è stato un incontro interessante per chi in politica dovrebbe interessarsi dei problemi dell’impresa e della relazione con l’economia
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