“Chiediamoci cosa abbiamo fatto noi per l’Europa”, così Patrizia Toia, parafrasando la celebre frase di Kennedy, risponde alle tensioni che il governo italiano ha sperimentato recentemente con la UE.
E’ stata una bella lezione di europeismo, quella che i due parlamentari europei Toia e Panzeri hanno offerto sabato 30 aprile, durante un incontro organizzato dalla Scuola di Formazione Sociale e Politica della Diocesi di Milano: ospiti della sede del Cittadino, moderatore Luigi Losa.
I due parlamentari hanno ribadito la necessità strategica per il nostro Paese di restare nella UE; le ipotesi girate ultimamente di uscirne sono state declassate a semplici battute ad uso interno.
La UE, giova ricordarlo, è nata come reazione al suicidio dell’Europa con il nazismo e il fascismo, e l’Italia è stata in prima file per la sua costruzione con uomini come De Gasperi e Altiero Spinelli. Oggi che si riaffacciano tendenze xenofobe ( elezioni in Finlandia, nuova costituzione ungherese, ecc. ) occorre caso mai rinsaldare i legami.
Sicuramente l’UE deve impegnarsi per dare risposte nuove a problemi nuovi: l’energia, l’immigrazione, lo sviluppo sostenibile, la crescita demografica, sono realtà che fino a qualche anno fa venivano considerate di competenza dei singoli stati. Oggi si percepisce invece la loro dimensione europea, in uno scenario di globalizzazione.
L’incipit di questo articolo ci porta ad una riflessione: ha senso accusare l’UE di non aiutarci con l’afflusso degli immigrati quando, cifre alla mano, Germania, Francia, Inghilterra hanno accolto più immigrati di noi? Chiediamoci piuttosto perché l’Italia è stata richiamata più volte per non aver rispettato le direttive comunitarie in argomento. ( vedi reato di immigrazione clandestina).
Panzeri, a questo punto, rispondendo ad una domanda dal pubblico, ha sottolineato un pericolo: che a livello comunitario si attribuisca all’Italia, al popolo italiano, le stesse carenze o intemperanze del suo governo. Spetta a tutti noi non permettere che ciò avvenga.
La UE si trova oggi dover fronteggiare una situazione nuova, che può diventare una opportunità formidabile. Ciò che accade nel Magreb merita uno sforzo di aiuto e di comprensione.
Dobbiamo aiutarli sulla via della democrazia. Ma esportare democrazia può essere termine ambiguo; non è solo fare elezioni libere, è accompagnare i nuovi popoli attraverso una crescita democratica ed evitar loro di cadere in derive autoritarie. La soluzione dei problemi del Magreb è anche la soluzione dei nostri problemi. Questi popoli hanno dalla loro la giovane età media ( 27-29 anni ).
Sono molte le sfide che la UE è chiamata ad affrontare, ma occorre andare avanti, sia pure a piccoli passi, secondo la concezione di Schumann. Pur rispettando l’unità nella diversità occorre uniformità ad es. nella politica estera.
In precedenza il giurista Davide Coacci aveva fatto una panoramica sulla realtà europea, sull’importanza del suo PIL, sulla incidenza della sua popolazione, in rapporto alla superficie.
Il raffronto con le altre grandi realtà mondiali - USA, Cina, Russia, Giappone - vede la UE in posizione di primo piano.
Chiara Lucchin, della Caritas Italiana, aveva invece esposto il grosso lavoro di collaborazione della C.I. con le altre realtà analoghe europee. Lavoro coronato da successo, che l’on. Toia ha definito come una delle realizzazioni più importanti dell’anno nella UE.
Sono seguiti alcuni interessanti interventi dal pubblico, abbastanza numeroso, e composto in buona parte da giovani.
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